Ragion d'Essere

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domenica 27 giugno 2010

Stallman: "iPad? Io lo chiamo iBad"

"iPad? Quale iPad? Ah, certo, l'ultimo prodotto dell'Impero del Male. Ma io lo chiamo iBad. Perché è un vero attentato alle libertà dell'individuo". Nella lunga lista di cose contro le quali Richard Stallman, padre di Gnu/Linux e fondatore del free software movement, chiama il mondo a combattere, l'iPad si trova al momento nelle prime posizioni, appena prima dei documenti di identità, Facebook, gli aeroporti di Londra e Parigi, i libri di Harry Potter, i tag Rfid, l'ingresso di Israele nell'Ocse, l'azienda Caterpillar, la Coca Cola e naturalmente la British Petroleum.
Ma l'impressione è che anche i giornalisti non siano visti con occhio benevolo. Giacché per ottenere un'intervista con lui è necessario sottoporsi a una sorta di giuramento che recita più o meno così: "prometto di non fare confusione tra software libero e software open source. Prometto di parlare sempre di Gnu/Linux, e non solo di Linux o solo di Gnu. Prometto di distinguere tra software libero e software gratis. E soprattutto, prometto di portarmi un registratore". Date queste premesse, l'approccio con il personaggio non è dei più semplici.
In realtà Stallman, invitato in Italia dall'Associazione Frascati Scienza per la Spring School Bruno Touschek dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, per parlare di democrazia e creatività della rete, è un tipo cordiale e disponibile. E l'unico sussulto di collera arriva effettivamente quando, per distrazione, scappa la parola open source.
Dunque l'iBad. Cos'ha che non va?
Apple proibisce il software libero sulle sue piattaforme, lo scrive in modo esplicito nelle condizioni di acquisto. Perché vuole il controllo totale dell'utente. Se devi cambiare la batteria del tuo dispositivo, prima di dartene una nuova loro controllano se sei stato obbediente. In caso contrario, resti senza batteria. Perché mai uno dovrebbe pensare, anche per un solo istante, di comprare un prodotto del genere? E' un sistema pensato per ridurre i diritti dell'utente. Comprare un iBad è come infilarsi da soli un paio di manette digitali. Il vero guaio è che Apple ha fatto in modo che la gente non sappia più quali sono le sue libertà, e se lo sa, pensa di non meritarsele.
E quali sarebbero le libertà che ci meritiamo ma che abbiamo dimenticato?
Riformuliamo la domanda. Quali sono le libertà che Microsoft, Apple, Adobe stanno cercando di portarci via? Sono quattro: numero zero, la libertà di utilizzare qualunque software, a qualunque scopo. Numero uno, la libertà di studiare il funzionamento del programma, e di cambiarlo a piacimento. Ovviamente il presupposto di questa libertà è avere accesso al codice sorgente. Numero due, la libertà di ridistribuire copie di qualunque software a chi ti pare. Numero tre, la libertà di distribuire copie del tuo software modificato a chi ti pare. Il tutto in una visione altruistica, cioè per aiutare chi ti sta intorno.
Qualunque cosa faccia l'iPad, Gnu/Linux la può fare meglio, e a costi inferiori. Questo dicono gli attivisti del free software movement. E' così?
Onestamente non so se ci sono cose che Gnu/Linux può fare meglio, anche perché non so esattamente cosa possa fare l'iBad. E non posso dire che il nostro software sia sempre migliore di quello proprietario: dipende da quello che ti serve. Ma questo è un problema secondario. Il punto è che se ragioniamo in termini di convenienza, ci sono software migliori e software peggiori. Ma se ragioniamo in termini di etica, noi siamo dalla parte del Bene, loro dalla parte del Male. Dunque il nostro software sarà sempre migliore del loro.
Oltre all'iPad, nella sua black list compare anche Facebook (anche se la Free Software Foundation una pagina sul detestato social network ce l'ha). Che c'è di male a stabilire relazioni sociali in questo modo?
Io dico: non usate Facebook. Ma se proprio volete usarlo, ci trovate a questo indirizzo. Insomma, non incoraggiamo l'uso di questo social network, perché il suo unico scopo è raccogliere informazioni sui suoi utenti. Basta guardare l'evoluzione della policy di FB sulla privacy. Nel 2005 si leggeva: nessuna delle informazioni immesse verrà trasferita a persone che non compaiano nei gruppi da te specificati. Nel dicembre 2009 si leggeva: informazioni come nome, foto, contatti, genere, regione di provenienza e altri social network frequentati sono considerate pubbliche e disponibili a tutti. Oggi è chiaro che tutti i dati relativi al tuo profilo sono trasferiti ad altri per mandarti pubblicità mirate. Ma se qualcuno vuole scegliere questa modalità per comunicare con noi, che lo faccia.
Va bene l'etica, ma qual è un modello di business sostenibile per chi decide di occuparsi di free software? Come si possono fare soldi con prodotti che sono gratis o quasi?
In primo luogo, libero non necessariamente significa gratuito. In secondo luogo, conosco molte aziende che hanno sviluppato software libero e poi sono state acquistate da aziende più grandi, come ha fatto Nokia con gli sviluppatori della graphic library Qt. Chi programma software libero può essere pagato dalle aziende per sviluppare versioni personalizzate. Molti sono disponibili a pagare per l'assistenza tecnica. Ma anche in questo caso, la questione è mal posta. Qui parliamo di etica. Fare un sacco di soldi con un sistema che calpesta le libertà individuali non va bene, è un attacco alla società nel suo complesso dal quale dobbiamo difenderci con tutti i mezzi. Meglio fare pochi soldi con qualcosa di eticamente sostenibile. Il business viene dopo la libertà.
Bill Gates vi prende in giro, dice che gli attivisti come voi sono gli ultimi comunisti della terra, con questa fissazione del collettivismo. Altri (vedi Kevin Kelly su Wired) dicono che il Web è l'ultimo avamposto del socialismo: cooperazione, scambio di opinioni, obiettivi comuni... Lei è socialista?
Quando ero piccolo, negli Stati Uniti erano tutti d'accordo su una cosa: la libera circolazione delle idee, la società aperta, la cooperazione scientifica, il diritto di critica, tutto questo avrebbe permesso al nostro paese di vincere la sfida con l'Unione Sovietica. Ora qualcuno vuole riscrivere la storia. Mi dispiace, ma qui l'ultimo dei sovietici è proprio Bill Gates, che ha costruito il suo impero sulla pelle delle libertà civili. Il software proprietario è figlio di un sistema coloniale, si basa sul divide et impera, lascia gli utenti soli, divisi e indifesi, senza informazioni fondamentali. Il cyberspazio dovrebbe essere uno spazio di libertà. Spero che tutti scappino dall'impero del software proprietario e ci raggiungano nel mondo libero. E ogni riferimento alla Guerra fredda è assolutamente volontario.

Fonte: wired.it

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