Ragion d'Essere

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lunedì 20 settembre 2010

Capitolo 4.3 del decreto di archiviazione di Caltanisetta 1993

4.3 – Nel corpo di quel verbale, Cancemi, pur continuando ad astenersi
dall’identificare tali soggetti, introdusse alcune circostanze relative ai
rapporti che Riina in precedenza aveva instaurato con persone che si
potevano considerare “importanti” ed esterne a “cosa nostra” e parlò di
Berlusconi e di dell’Utri, assumendo al contempo un atteggiamento
possibilista in ordine all’eventualità di fornire in futuro altre informazioni
(“Voglio che sia verbalizzato che è probabile che io possa ricordare altri
episodi specifici circa i contatti tra Mangano e Dell’Utri, anche se in
questo momento non mi vengono in mente, non perché io non li voglia
riferire, ma perché si tratta di fatti molto vecchi che richiedono un grosso
sforzo di memoria da parte mia”).
Ricostruì allora un episodio, poi nei successivi verbali ribadito dallo stesso
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collaborante, e riguardante un’iniziativa di Totò Riina finalizzata a gestire
direttamente i contatti con Berlusconi e Dell’Utri
Riferì – sul punto si vedano anche il verbale di interrogatorio al P.M. di
Caltanissetta in data 25/2/1994, quello ai P.M. di Firenze e di Palermo in
data 5/8/1996 e quello ai P.M. di Firenze e di Caltanissetta in data
23/4/1998, sostanzialmente sovrapponibili in considerazione delle
marginali discrasie nella ricostruzione dei fatti – di essere stato convocato
da Salvatore Riina tra il 1990 e il 1991 presso l’abitazione di Girolamo
Guddo e di aver partecipato ad un incontro con lui, con Raffaele Ganci e
con Salvatore Biondino. In quella occasione Riina gli avrebbe ordinato di
rivolgersi a Vittorio Mangano e di dirgli che doveva mettersi da parte
rispetto a Berlusconi.
Riina considerava il rapporto con Berlusconi “un bene per tutta cosa
nostra” e voleva gestirlo direttamente; aveva detto a Cancemi che, se
Mangano si fosse mostrato riluttante, avrebbe dovuto fargli presente che
Riina non aveva dimenticato uno sgarbo ricevuto, cioè il fatto che
Mangano aveva regalato un’arma al suo avversario Stefano Bontade.
Cancemi ricevette questo incarico in quanto egli era reggente di Porta
Nuova e a quel mandamento apparteneva Mangano; peraltro Cancemi ha
sostenuto di essere già a conoscenza dei rapporti di quest’ultimo con
Berlusconi, perché gliene aveva parlato lo stesso Mangano. Tra il 1973 e il
1974 Mangano lavorava nelle proprietà di Arcore e, secondo quanto
raccontava, lì avevano soggiornato anche vari latitanti, come Nino Grado,
Francesco Mafara, Salvatore Contorno, dedicandosi al traffico di droga e ai
sequestri di persona. Cancemi ha pure riferito di aver incontrato in epoca
non meglio precisata all’interno di un bar nelle vicinanze della sua
abitazione al Nord lo stesso Mangano, che gli mostrò un rotolo di
banconote, nascoste in un calzino, dicendogli erano provento di un
sequestro di persona.
Ha poi riferito – nel verbale del 23/4/1998 – di un altro non meglio
precisato sequestro di cui gli parlò Mangano, che sarebbe fallito a causa
della nebbia ed a seguito del quale uno degli esecutori (non ricorda chi)
aveva smarrito il proprio documento di identità; ha dichiarato di ricordare
che questo sequestro fallito era comunque collegato alla villa di
Berlusconi, ma non ha saputo indicare in che modo.
Nel precedente interrogatorio del 18/2/1994, Cancemi aveva aggiunto un
altro particolare: in occasione del colloquio sull’invito da rivolgere a
Mangano di mettersi da parte, Riina “precisò che, secondo degli accordi
stabiliti con Dell’Utri, che faceva da emissario per conto di Berlusconi,
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arrivavano a Riina 200 milioni l’anno in più rate, in quanto erano
dislocate a Palermo più antenne”.
Sempre nello stesso contesto, Cancemi aveva affermato di essere certo che
il rapporto tra Riina e Dell’Utri fosse risalente quantomeno al 1989 e ha
dichiarato di aver assistito più volte alle consegne di questo denaro in rate
da circa 40 – 50 milioni; “queste rate venivano consegnate non so da chi a
Pierino Napoli, reggente della famiglia di Malaspina, compresa nel
mandamento La Noce. Ho visto personalmente, ripeto in più occasioni,
Pierino Napoli consegnare al Ganci Raffaele il denaro proveniente dal
Nord. Anzi posso aggiungere che più volte ho sentito personalmente
Salvatore Riina dire a Ganci Raffaele, quando c’erano ritardi nelle
consegne, ‘Faluzzo, viri di viriri a Pierino se siggiu ddì picciuli, viri di
sollecitari (Raffaele, vedi di dire a Pierino se ha riscosso i soldi, vedi di
sollecitare)’”. L’ultima consegna di denaro da Pierino Napoli a Ganci, alla
quale assistette Cancemi, sarebbe avvenuta due mesi prima dell’attentato a
Falcone.
Il collaboratore ha ancora riferito che Riina gli disse che Berlusconi
doveva acquistare immobili diroccati nella zona di Via Maqueda.