Ragion d'Essere

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domenica 27 giugno 2010

Aldo Brancher, la tripla vita di uno spretato


Il sottosegretario sarebbe il Pony Express tra Fiorani
e i politici. Dice: non sono il simbolo di Tangentopoli
di Marco Travaglio    (21.12.2005)



COLLEGAMENTO“Non sono il simbolo della nuova Tangentopoli”, dice Aldo Brancher,
sottosegretario italoforzuto alle Riforme Istituzionali.
E ha ragione: lui c’era anche nella vecchia.
Mentre a Milano Fiorani fa unnomevia l’altro e a Roma i politici di destra e di sinistra si fanno coraggio dicendosi a vicenda che “non è una nuova Tangentopoli”, l’uomo che nel ’99 propiziò la pace fra Bossi e Bellachioma e nell’estate 2003 faceva la spola fra Arcore e la baita del Cadore dove i padri ricostituenti scrivevano la nuova Costituzione repubblicana fra canederli e grappini,implora i giornalisti: “Non rivanghiamo il passato”.
Ma purtroppo c’è chi rivanga. E per esempio ricorda il suo arresto, il primo in casa Fininvest, il
18 giugno 1993, quando la polizia lo portò a San Vittore su richiesta del pool di Milano. Ci restò per tutti e tre i mesi previsti dalla legge, senza dire una parola, meritandosi l’appellativo di “Greganti del Biscione”. Era accusato di aver versato 300 milioni al Psi e altri 300 a Giovanni Marone, il segretario dell’ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, per poter piazzare sulle reti Fininvest gli spot della grande campagna pubblicitaria sulla prevenzione dell’Aids finanziata dal ministero. Anche allora, come oggi con Fiorani & C., il rischio per i politici era che l’arrestato parlasse. E, soprattutto, dicesse la verità. Non potendolo andare a trovare in cella per rammentargli la regola aurea del silenzio, il Cavaliere ricorse al paranormale. “Quando il nostro collaboratore Brancher era a San Vittore - raccontò lui stesso - io e Confalonieri giravamo intorno al carcere. Volevamo metterci in comunicazione con lui”. La telepatia funzionò e Brancher tenne la bocca chiusa. Come Greganti sulle tangenti rosse, disse di aver agito in proprio, per gli interessi di una sua società (la Promogolden): la Fininvest e i suoi capi, noti gigli di campo, non ne sapevano nulla. Era lui che prendeva iniziative individuali. Così, per le tangenti sugli spot anti-Aids, venne condannato in primo e secondo
grado a 2 anni e 8 mesi per finanziamento illecito ai partiti e falso in bilancio. Poi, in Cassazione, il primo reato cadde in prescrizione, mentre il secondo fu amorevolmente depenalizzato dall’amico Silvio. Aldo intanto, nel 2001, s’era dato alla politica: la sua terza vita.
 
Nel 1993 rimase tre mesi in carcere ma non aprì bocca sugli affari della Fininvest

La prima era tutta votata alla spiritualità.
Veneto di Bardolino sul Garda, classe 1943, il giovane Aldo diventa prete paolino. Don Emilio Mammana, il sacerdote che a Milano ha aperto il primo ufficio pubblicità di “Famiglia Cristiana” strappando il settimanale cattolico dall’ambiente provinciale di Alba e dalle sacrestie per farne una delle riviste italiane piú ricche e più vendute, lo sceglie come suo braccio destro. Poi entra in conflitto con un prete serio come il direttore don Leonardo Zega. Ma è per una donna che lascia i paolini e la tonaca. La sua seconda vita è votata al Dio Quattrino. Mette su un’azienda in proprio, a Castelnuovo Scrivia, nell’Alessandrino.
Produce cassette di plastica, ma finisce male. Allora, grazie all’esperienza maturata nel ramo pubblicità, entra in Publitalia, alla corte di Marcello Dell’Utri. Poi Fedele Confalonieri non lo chiama a sé per i “progetti speciali” della Fininvest Comunicazioni. Speciali in tutti i sensi: lo Spretato tiene i rapporti con i partiti per gli spot elettorali sulle reti Fininvest. Con tutti i partiti, di governo e di opposizione. Intanto ha fatto amicizia e affari con Primo Greganti, il Compagno G delle tangenti rosse.
I due, nel ’93, finiscono insieme sul registro degl’indagati della Procura di Torino (e poi prosciolti) perché si occupano dell’ipermercato “Le Gru”, il più grande d’Europa, che sta sorgendo a Grugliasco, la “Stalingrado del Piemonte”. Opera faraonica costruita dalle coop rosse per conto della Standa (Fininvest) e del gruppo francese “Trema”, col contorno di tangenti a politici socialisti e a due sindaci comunisti.
La coppia Brancher-Greganti è molto affiatata: lavora spalla a spalla, discute affari, conclude
operazioni immobiliari. Brancher fornisce a Greganti anche un telefono cellulare. Racconta ai
pm Mary Daniel Puhl, all’epoca collaboratrice e compagna dello Spretato: “Brancher mi disse che parte degli uffici romani della sua Promogolden dovevano essere messi a disposizione di Greganti, per cui successivamente firmai una delega indirizzata alla Sip di Roma per l’acquisto e l’uso di un telefono cellulare al Greganti stesso”. I due sono quasi soci. Greganti ammette di essersi interessato a reperire aree per centri commerciali in Piemonte da offrire al gruppo Fininvest, ma in proprio, attraverso la sua società Lubar, e non per conto del partito. Resta il fatto che le aree prescelte per gl’ipermercati Standa rientravano regolarmente in comuni amministrati da giunte rosse (da Casalecchio sul Reno a Grugliasco).
Prosciolto a Torino, Brancher viene arrestato a Milano. Marone, segretario di De Lorenzo, lo
inguaia: ”Brancher - racconta ai giudici - venne da me a nome della Fininvest per raccomandarsi che le venisse riservata una maggiore fetta di pubblicità nella campagna anti-Aids. E quando questo privilegio fu certamente realizzato, ritornò per mostrarmi un segno significativo di riconoscenza pagando 300 milioni in due rate…”.

Fu condannato in 1° e 2° grado per finanziamento illecito ai partiti e falso in bilancio

Ora si ricomincia. Il pool di Milano ha appena trovato un conto alla Popolare di Lodi intestato
alla moglie di Brancher, Luana, con un affidamento e una plusvalenza sicura di 300 mila
euro in due anni. Pare che ultimemente, tra Forza Italia e Fiorani, lo Spretato svolgesse lo stesso ruolo già brillantemente sperimentato tra la Fininvest e i partiti della Prima Repubblica e poi, nella seconda, tra Forza Italia e la Lega: quello di pony express.
No che non è una nuova Tangentopoli.
Nella vecchia, Brancher stava a San Vittore e Berlusconi fuori in macchina. Nella nuova, Brancher sta al ministero delle Riforme e Berlusconi a PalazzoChigi. 
E’ l’evoluzione della specie.

1 commento:

  1. "Fu condannato
    in 1° e 2° grado
    per finanziamento
    illecito ai partiti
    e falso in bilancio"
    beh, non si può certo dire che questa non sia una prerogativa per entrare a far parte dell'attuale governo...

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