Ragion d'Essere

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martedì 29 giugno 2010

Non tiriamo troppo la corda



L'equilibrio del sottile film biologico che come uno strato di cellophane avvolge il nostro pianeta è fragile. Molto fragile. Per spezzarlo ci vuole poco. Una volta lesionato, si attorciglia irrimediabilmente su se stesso, distruggendo ogni forma di vita in esso contenuta.
E' già successo molte volte in passato. Il cosiddetto limite K-T, datato a circa 65 milioni di anni fa, segna il passaggio dal Cretacico al Terziario. Tutti sappiamo che fu probabilmente a causa di un meteorite che si estinsero i dinosauri, ma attenzione a non commettere l'errore di pensare che i pericoli possano venire solo dall'esterno.
Erano le 22.40 dell'orologio che racchiude simbolicamente in 24 ore l'intero arco della vita sulla Terra, dalla sua formazione fino ad oggi, ovvero solo 250 milioni di anni fa, quando avvenne la più grave di tutte le estinzioni di massa. In soli 100 mila anni scomparvero il 95% delle specie biologiche che popolavano il nostro pianeta, e non fu un corpo estraneo piovuto dal cielo a seminare morte e distruzione: fu la Terra stessa, con una sequenza impressionante di eruzioni vulcaniche provenienti dalla Siberia - perfino peggiori di quella islandese che pure ha paralizzato i cieli di mezza Europa -, ad innalzare di dieci gradi la temperatura media, bloccando le correnti oceaniche, l'assorbimento e la redistribuzione di ossigeno ed abbattendo grazie ad un macabro effetto domino ogni ecosistema da essa dipendente.

Dal punto di vista di Gaia, il pianeta vivente, nient'altro che un po' di febbre per liberarsi da quei fastidiosi parassiti che infestavano la pelle del pianeta. La Terra ha degli anticorpi molto efficienti, e noi stiamo tirando un po' troppo la corda. Tra le isole di plastica che infestano i mari e le emissioni di CO2 che riscaldano l'atmosfera, cominciamo a dare prurito. Non sarebbe più saggio ridimensionare un po' le nostre pretese, anziché dimostrarsi famelici ed insaziabili zecche meritevoli solo di un buon collare antipulci? Certo, scriverlo mentre si è cullati dall'impercettibile ronzio del climatizzatore suona pretenzioso, ma forse non c'è davvero bisogno di decrescere: magari è sufficiente non sprecare.

In ogni caso, produrre tonnellate di scorie radioattive capaci di minacciare la vita per almeno duecentomila anni a venire non mi sembra una buona strategia. Sarebbe come indossare un indumento altamente isolante dal punto di vista termico, che abbia il trascurabile inconveniente di disseminare la pelle di tante piccole sacche tumorali protette da una sottilissima guaina mielinica.

Io, piuttosto, preferisco infilarmi un paio maglioni di lana.

Sabato scorso il blog - ovvero io - è stato al No Nucleare Day, a Milano, e ha raccolto moltissime testimonianze a beneficio di tutti quelli che non hanno potuto esserci. Nel lungo documento video troverete le argomentazioni di chi ritiene che il nucleare sia tutto tranne, ma proprio tutto, che una scelta di buon senso.

da byoblu

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