mercoledì 30 giugno 2010
Le ceneri di Gramsci
"Lo scandalo del contraddirmi, dell'essere
con te e contro di te; con te nel cuore,
in luce, contro te nelle buie viscere;
del mio paterno stato traditore
- nel pensiero, in un'ombra di azione -
mi so ad esso attaccato nel calore
degli istinti, dell'estetica passione;
attratto da una vita proletaria
a te anteriore, è per me religione
la sua allegria, non la millenaria
sua lotta: la sua natura, non la sua
coscienza; è la forza originaria
dell'uomo, che nell'atto s'è perduta,
a darle l'ebbrezza della nostalgia,
una luce poetica: ed altro più
io non so dirne, che non sia
giusto ma non sincero, astratto
amore, non accorante simpatia.."
Incontro fra Franco Battiato e Gabriele Mandel
G.Mandel:
Ti ringrazio per avermi presentato con queste belle parole. Ascoltandole, sai cosa stavo pensando? Se fra cinquanta o sessanta anni (avendone oggi superato gli ottanta), verrò celebrato da te, dirai ancora queste stesse cose oppure dirai: «Ma quello, chi era?»
F. Battiato:
Chi eri in che senso?
G.Mandel:
Nel senso che per ogni essere non conta assolutamente ciò che egli si illude di essere; non conta ciò che crede di essere: contano le sue azioni. Quelle rimagono, i nomi scompaiono.
F. Battiato:
Tu hai fatto una bella parte, potresti avere un Oscar nell'al di là.
Comincerei col dirvi che visto che si parla di musica e spiritualità, quello che serve è il suono.
Nel caso dell'Islam o di tutte le religioni che si occupano di musica, come ad esempio il Canto gregoriano nel Cristianesimo, la musica serve per collegarsi con qualcosa di superiore. I livelli sono tanti, ma il tipo di soluzione è puramente tecnico. Inizierei dicendo che i tibetani, popolo che stimo molto in questo contesto specifico, grazie a un indiano, Padmasambhava grandissimo mistico del XIII secolo, colui che ha portato il buddismo in Tibet, selezionavano tre lettere, cioè A, O e una consonante, la M, che poi diventano nel loro mantra per eccellenza Om Ah Um, o in modo più diffuso Om Ha Vajra Guru Padma sidi Um.
Tutto qui, ma con il canto di queste tre lettere creavano quel ponte che ci congiunge con ciò che i filosofi occidentali chiamano "il soprasensibile".
Visto che io sono un musicista occidentale dal calcagno alla cima dei capelli e vivo nell'occidente, inglobo tutte le arti musicali come se fossero una, e come se fossero cosa mia, perché non vedo differenza tra Cina, Giappone....
Ho vissuto pienamente la cultura occidentale che in Europa ha sviluppato soprattutto le forme in una maniera straordinaria con un'architettura e una complessità impensabili; arrivando allo stesso scopo per via indiretta, è arrivata. Quando ascolto uno dei nostri colossi del passato dal '600 all'ultimo '800 ho la conferma dell'esistenza di Dio. Basta ascoltare una qualsiasi sinfonia per rendersi conto che anche in maniera indiretta si ha la possibilità di verificare questo come una prova.
G.Mandel:
Tu hai detto una cosa che mi ha sempre affascinato come concetto. Ossia: se io vedo uno splendido tramonto, non dico "Dio esiste" perchè ha creato un tramonto così bello, così splendido: anche un sasso lo guarda e non so se si emoziona. Dico: "Dio esiste" per il fatto che ha posto in me la possibilità di provare questa emozione di fronte il sentimento della bellezza, di provare questa emozione di fronte a quel tramonto.
Questa è la prova per me che Dio esiste.
F Battiato:
Se mi permettete, devo dissentire. Sono di una formazione diversa. Sono più vicino a quei mistici che sostengono che quello che chiamano Samsara, l'aspetto fenomenico, è fasullo, non è niente. Il superamento di questo che porta a un'altra dimensione che non ha proiezione perché non può esistere immagine nel sacro. Non è possibile.
G.Mandel:
Infatti basta ascoltare musica per capirlo.
Lo strumento è solido. Se con un violino dò una botta in testa a qualcuno, rompo il violino e forse gli rompo anche la testa, però quando ne pizzico le corde o l'archetto vi passa sopra, escono delle note. Ora, il violino lo posso ben afferrare con le mani, le note no.
Ed è questo che la musica mi fa capire: che la materia è li soltanto perché io capisca che esiste la non materia, esiste l'altro, esiste il super.
F.Battiato:
Oggi sull'aereo stavo leggendo un libro, siccome sto preparando un nuovo film che sarà ancora più estremo del precedente, sarà un dialogo teologico, una conversazione, un colloquio fra tre individui che sono uno credente, uno ateo e uno dubitante.
Naturalmente sono alla ricerca di cose interessanti siccome la mia ambizione è quella di riuscire a rendere interessante la parte dell'ateo. Fino ad oggi mi viene molto difficile perché i livelli di rappresentazione di questa ala sono molto ma molto bassi.
Lo scienziato che ha scritto questo libro, di cui non farò il nome perché è corretto così, è uno che ha sempre manifestato un dubbio sull'esistenza di Dio.
Si occupa di scienza a livelli alti, e dice che la razza è in evoluzione. Anche i mistici lo dicono, qualcuno lo deve avvisare. Analizza i batteri, vede che si riproducono migliorando, questo succede anche alla razza umana, e lui non lo sa. La cosa grave è che quando deve affermare qualcosa contro i credenti, usa dei luoghi comuni inaccettabili.
Ad esempio: «Le religioni sono capaci di ammazzare in nome di un Dio.»
Ma quelli non sono religiosi! Che qualcuno lo avvisi!
E'questo il punto. Io non ho mai letto di mistici degni di questo nome che siano contraddittori tra loro.
Buddisti, cristiani, musulmani, sufi ... sono uguali. C'è differenza fra Santa Teresa d'Avila e Jalal alDin Rumi? NO. E' impossibile pensare il contrario.
E per contro ho letto un libro che era una specie di presentazione del libro di Bertrand Russell: da mettersi le mani nei capelli! Quando ancora oggi si sente una frase del tipo; «Se esiste la guerra non esiste Dio», ciò è grave. Il fatto è che molte persone parlano senza aver studiato il problema.
Alcune persone in questo momento possono non aver bisogno di Dio , posso capirne il disinteresse, ma il fatto è che quando si interviene, chiunque dice la sua senza conoscere il problema.
Questo l'ho detto anche a proposito di un critico cinematografico per un film che trovavo stupendo e vedevo che lui non era attrezzato per leggerlo. E' come se io dovessi criticare una partita di cricket di cui non conosco le regole: come potrei criticare se neppure conosco il gioco?
Quando ero piccolo, ho delle memorie di me infante molto forti, avevo circa otto anni e mio padre mi portò in piazza. Era un onore per un bambino essere in piazza con i grandi.
Lo avvicinò un suo amico e si misero a parlare, gli disse che vide il prete della nostra parrocchia mangiare carne di venerdì, e aggiunse: «E io devo credere in Dio?». Ciò fu per me una indimenticabile idiozia.
G.Mandel:
Torniamo alla musica. La musica è suono. Il suono passa attraverso la materia. La luce non passa attraverso la materia.
Tanto è vero che noi sufi abbiamo messo a punto la musicoterapia. Io avverto la musica, sento questo splendore.
La musica esiste anche se io sono sordo e non la sento, perché il suono passa attraverso il corpo. Dio esiste anche se uno è sordo e non se ne accorge.
D'altra parte, quando sono tornato da Venezia, in treno ho incontrato un critico, che mi ha detto: «Quel film di Battiato è orrendo!» Io gli ho risposto: «Mi dica quale parte è per lei orrenda.»
Lui mi rispose: «Una parte? E che ne so io? Io: il film non l'ho visto.» (Anzi la frase esatta era: «Quel film lì mi son guardato bene dal vederlo).
F. Battiato:
Questo lo posso capire perché deriva da una meravigliosa frase di Scheiwiller quando diceva: "Quel libro io non l'ho letto, e non mi piace.» Però ci sono dei film di cui vedi il trailer e ti basta.
G.Mandel:
Ma se tu leggessi un libro di una persona che non ti piace e il libro invece ti piacesse, forse cambieresti opinione su quella persona.
F.Battiato :
Questo è un concetto di accrescimento, di inglobare anche ciò che non fa parte della tua natura anche in senso negativo.
Sono stato al cinema di recente e prima del film c'erano quattro pubblicità che mi hanno fatto male. Oggi utilizzano rumori che assomigliano all'esplosione dell'Etna; si chiude una porta, sembra che tremi tutto il locale.
G.Mandel:
Per i sordi occorrono le emozioni forti; chi non ha più sensibilità, o viene scosso violentemente o non sente nulla. Questo è il grado di sensitività cui è giunta molta, forse troppa gente oggi. E oggi l'ignoranza impera, l'insensibilità impera, e in un paese di ciechi l'orbo è re. E visto che bisogna concludere, chiuderò citandovi qualche verso di Jalàl àlDìn Rumi, qualche verso che dedico a te:
Primo è Lui ed ultimo è Lui. Cerca solo Lui.
Suona il suo violino in modo si 'dolce che la sua freccia trafigga e sconvolga il cuore degli amanti.
Se turchi, greci e arabi sono innamorati di Lui questo suono del rabab parla lo stesso linguaggio.
Il vento canta, il vento ti chiama : «Vieni dietro a me fino al ruscello d'acqua: io ero acqua, sono diventato vento ".
Esso è venuto a salvar gli assetati di questo villaggio.
La musica, la musica è quel vento che acqua era stato e acqua torna ad essere quando getta via il suo velo.
Ti ringrazio per avermi presentato con queste belle parole. Ascoltandole, sai cosa stavo pensando? Se fra cinquanta o sessanta anni (avendone oggi superato gli ottanta), verrò celebrato da te, dirai ancora queste stesse cose oppure dirai: «Ma quello, chi era?»
F. Battiato:
Chi eri in che senso?
G.Mandel:
Nel senso che per ogni essere non conta assolutamente ciò che egli si illude di essere; non conta ciò che crede di essere: contano le sue azioni. Quelle rimagono, i nomi scompaiono.
F. Battiato:
Tu hai fatto una bella parte, potresti avere un Oscar nell'al di là.
Comincerei col dirvi che visto che si parla di musica e spiritualità, quello che serve è il suono.
Nel caso dell'Islam o di tutte le religioni che si occupano di musica, come ad esempio il Canto gregoriano nel Cristianesimo, la musica serve per collegarsi con qualcosa di superiore. I livelli sono tanti, ma il tipo di soluzione è puramente tecnico. Inizierei dicendo che i tibetani, popolo che stimo molto in questo contesto specifico, grazie a un indiano, Padmasambhava grandissimo mistico del XIII secolo, colui che ha portato il buddismo in Tibet, selezionavano tre lettere, cioè A, O e una consonante, la M, che poi diventano nel loro mantra per eccellenza Om Ah Um, o in modo più diffuso Om Ha Vajra Guru Padma sidi Um.
Tutto qui, ma con il canto di queste tre lettere creavano quel ponte che ci congiunge con ciò che i filosofi occidentali chiamano "il soprasensibile".
Visto che io sono un musicista occidentale dal calcagno alla cima dei capelli e vivo nell'occidente, inglobo tutte le arti musicali come se fossero una, e come se fossero cosa mia, perché non vedo differenza tra Cina, Giappone....
Ho vissuto pienamente la cultura occidentale che in Europa ha sviluppato soprattutto le forme in una maniera straordinaria con un'architettura e una complessità impensabili; arrivando allo stesso scopo per via indiretta, è arrivata. Quando ascolto uno dei nostri colossi del passato dal '600 all'ultimo '800 ho la conferma dell'esistenza di Dio. Basta ascoltare una qualsiasi sinfonia per rendersi conto che anche in maniera indiretta si ha la possibilità di verificare questo come una prova.
G.Mandel:
Tu hai detto una cosa che mi ha sempre affascinato come concetto. Ossia: se io vedo uno splendido tramonto, non dico "Dio esiste" perchè ha creato un tramonto così bello, così splendido: anche un sasso lo guarda e non so se si emoziona. Dico: "Dio esiste" per il fatto che ha posto in me la possibilità di provare questa emozione di fronte il sentimento della bellezza, di provare questa emozione di fronte a quel tramonto.
Questa è la prova per me che Dio esiste.
F Battiato:
Se mi permettete, devo dissentire. Sono di una formazione diversa. Sono più vicino a quei mistici che sostengono che quello che chiamano Samsara, l'aspetto fenomenico, è fasullo, non è niente. Il superamento di questo che porta a un'altra dimensione che non ha proiezione perché non può esistere immagine nel sacro. Non è possibile.
G.Mandel:
Infatti basta ascoltare musica per capirlo.
Lo strumento è solido. Se con un violino dò una botta in testa a qualcuno, rompo il violino e forse gli rompo anche la testa, però quando ne pizzico le corde o l'archetto vi passa sopra, escono delle note. Ora, il violino lo posso ben afferrare con le mani, le note no.
Ed è questo che la musica mi fa capire: che la materia è li soltanto perché io capisca che esiste la non materia, esiste l'altro, esiste il super.
F.Battiato:
Oggi sull'aereo stavo leggendo un libro, siccome sto preparando un nuovo film che sarà ancora più estremo del precedente, sarà un dialogo teologico, una conversazione, un colloquio fra tre individui che sono uno credente, uno ateo e uno dubitante.
Naturalmente sono alla ricerca di cose interessanti siccome la mia ambizione è quella di riuscire a rendere interessante la parte dell'ateo. Fino ad oggi mi viene molto difficile perché i livelli di rappresentazione di questa ala sono molto ma molto bassi.
Lo scienziato che ha scritto questo libro, di cui non farò il nome perché è corretto così, è uno che ha sempre manifestato un dubbio sull'esistenza di Dio.
Si occupa di scienza a livelli alti, e dice che la razza è in evoluzione. Anche i mistici lo dicono, qualcuno lo deve avvisare. Analizza i batteri, vede che si riproducono migliorando, questo succede anche alla razza umana, e lui non lo sa. La cosa grave è che quando deve affermare qualcosa contro i credenti, usa dei luoghi comuni inaccettabili.
Ad esempio: «Le religioni sono capaci di ammazzare in nome di un Dio.»
Ma quelli non sono religiosi! Che qualcuno lo avvisi!
E'questo il punto. Io non ho mai letto di mistici degni di questo nome che siano contraddittori tra loro.
Buddisti, cristiani, musulmani, sufi ... sono uguali. C'è differenza fra Santa Teresa d'Avila e Jalal alDin Rumi? NO. E' impossibile pensare il contrario.
E per contro ho letto un libro che era una specie di presentazione del libro di Bertrand Russell: da mettersi le mani nei capelli! Quando ancora oggi si sente una frase del tipo; «Se esiste la guerra non esiste Dio», ciò è grave. Il fatto è che molte persone parlano senza aver studiato il problema.
Alcune persone in questo momento possono non aver bisogno di Dio , posso capirne il disinteresse, ma il fatto è che quando si interviene, chiunque dice la sua senza conoscere il problema.
Questo l'ho detto anche a proposito di un critico cinematografico per un film che trovavo stupendo e vedevo che lui non era attrezzato per leggerlo. E' come se io dovessi criticare una partita di cricket di cui non conosco le regole: come potrei criticare se neppure conosco il gioco?
Quando ero piccolo, ho delle memorie di me infante molto forti, avevo circa otto anni e mio padre mi portò in piazza. Era un onore per un bambino essere in piazza con i grandi.
Lo avvicinò un suo amico e si misero a parlare, gli disse che vide il prete della nostra parrocchia mangiare carne di venerdì, e aggiunse: «E io devo credere in Dio?». Ciò fu per me una indimenticabile idiozia.
G.Mandel:
Torniamo alla musica. La musica è suono. Il suono passa attraverso la materia. La luce non passa attraverso la materia.
Tanto è vero che noi sufi abbiamo messo a punto la musicoterapia. Io avverto la musica, sento questo splendore.
La musica esiste anche se io sono sordo e non la sento, perché il suono passa attraverso il corpo. Dio esiste anche se uno è sordo e non se ne accorge.
D'altra parte, quando sono tornato da Venezia, in treno ho incontrato un critico, che mi ha detto: «Quel film di Battiato è orrendo!» Io gli ho risposto: «Mi dica quale parte è per lei orrenda.»
Lui mi rispose: «Una parte? E che ne so io? Io: il film non l'ho visto.» (Anzi la frase esatta era: «Quel film lì mi son guardato bene dal vederlo).
F. Battiato:
Questo lo posso capire perché deriva da una meravigliosa frase di Scheiwiller quando diceva: "Quel libro io non l'ho letto, e non mi piace.» Però ci sono dei film di cui vedi il trailer e ti basta.
G.Mandel:
Ma se tu leggessi un libro di una persona che non ti piace e il libro invece ti piacesse, forse cambieresti opinione su quella persona.
F.Battiato :
Questo è un concetto di accrescimento, di inglobare anche ciò che non fa parte della tua natura anche in senso negativo.
Sono stato al cinema di recente e prima del film c'erano quattro pubblicità che mi hanno fatto male. Oggi utilizzano rumori che assomigliano all'esplosione dell'Etna; si chiude una porta, sembra che tremi tutto il locale.
G.Mandel:
Per i sordi occorrono le emozioni forti; chi non ha più sensibilità, o viene scosso violentemente o non sente nulla. Questo è il grado di sensitività cui è giunta molta, forse troppa gente oggi. E oggi l'ignoranza impera, l'insensibilità impera, e in un paese di ciechi l'orbo è re. E visto che bisogna concludere, chiuderò citandovi qualche verso di Jalàl àlDìn Rumi, qualche verso che dedico a te:
Primo è Lui ed ultimo è Lui. Cerca solo Lui.
Suona il suo violino in modo si 'dolce che la sua freccia trafigga e sconvolga il cuore degli amanti.
Se turchi, greci e arabi sono innamorati di Lui questo suono del rabab parla lo stesso linguaggio.
Il vento canta, il vento ti chiama : «Vieni dietro a me fino al ruscello d'acqua: io ero acqua, sono diventato vento ".
Esso è venuto a salvar gli assetati di questo villaggio.
La musica, la musica è quel vento che acqua era stato e acqua torna ad essere quando getta via il suo velo.
Niños - Pedro Guerra y Julieta Venegas
Al 30esimo piano di fronte alla spiaggis di Copacabana
la strada odora a umiditá, frutta, sesso abbronzante e cachaza
Al 30 piani di altezza che vedo la vita che mi guarda e passa
bevendo latte di cocco, di fronte alla spiaggia di Copacabana
Quando saranno le dieci loro non torneranno a casa
resteranno lí, non torneranno a casa
Quando saranno le dieci, i bambini della spiaggia
resteranno lí, non torneranno a casa
RIT:
come le macchine, la luce dei lampionil
come i gatti e le piastrelle
i magazzini e le cassette postali
come spazzatura negli angoli
come i cani, cercando di vivere, vivendo
Dal soffocamento e l'altezza, vedo il timore della città addormentata
niente si intuisce nell'aria della violenza in cui tutto ruota
Colombia avanza e il mondo non sa nulla, e se lo sa dimentica
e tutto continua a girare, la morte è parte della vita quotidiana
bambino del dolore, appeso alle auto
e aspira oscuritá cresciuta nella notte
bimbo del dolore senza nulla a cui afferrarsi
perso nella città, fa parte del paesaggio
RIT:
come le macchine, la luce dei lampionil
come i gatti e le piastrelle
i magazzini e le cassette postali
come spazzatura negli angoli
come i cani, cercando di vivere, vivendo
A molte ore da casa, vedo la luce della cittá distorta
l'immensità del DF. la moltitudine che respira nello smog
a molte ore da casa, un altro sguardo ci osserva e guarda
ed il serpente piumato rimane intrappolato ed é luce in cattivitá
Bimbo del dolore che fai capriole
a cambio di briciole o monetine
bimbo del dolore che giochi a fare il grande
assente dell'amore, sei giá parte della strada
la strada odora a umiditá, frutta, sesso abbronzante e cachaza
Al 30 piani di altezza che vedo la vita che mi guarda e passa
bevendo latte di cocco, di fronte alla spiaggia di Copacabana
Quando saranno le dieci loro non torneranno a casa
resteranno lí, non torneranno a casa
Quando saranno le dieci, i bambini della spiaggia
resteranno lí, non torneranno a casa
RIT:
come le macchine, la luce dei lampionil
come i gatti e le piastrelle
i magazzini e le cassette postali
come spazzatura negli angoli
come i cani, cercando di vivere, vivendo
Dal soffocamento e l'altezza, vedo il timore della città addormentata
niente si intuisce nell'aria della violenza in cui tutto ruota
Colombia avanza e il mondo non sa nulla, e se lo sa dimentica
e tutto continua a girare, la morte è parte della vita quotidiana
bambino del dolore, appeso alle auto
e aspira oscuritá cresciuta nella notte
bimbo del dolore senza nulla a cui afferrarsi
perso nella città, fa parte del paesaggio
RIT:
come le macchine, la luce dei lampionil
come i gatti e le piastrelle
i magazzini e le cassette postali
come spazzatura negli angoli
come i cani, cercando di vivere, vivendo
A molte ore da casa, vedo la luce della cittá distorta
l'immensità del DF. la moltitudine che respira nello smog
a molte ore da casa, un altro sguardo ci osserva e guarda
ed il serpente piumato rimane intrappolato ed é luce in cattivitá
Bimbo del dolore che fai capriole
a cambio di briciole o monetine
bimbo del dolore che giochi a fare il grande
assente dell'amore, sei giá parte della strada
Da Dubai e Arabia saudita i segni di una nuova bufera finanziaria a settembre
Milano (AsiaNews) - La banca Rothschild ha ottenuto un mandato consultivo dal Ministero delle Finanze di Dubai per un’emissione obbligazionaria di 10 miliardi di dollari a copertura di un fondo di sostegno finanziario. Il primo a beneficiarne è stato Nakheel, il braccio immobiliare di Dubai World.
Non si prevede però che ne beneficino altri, perché la priorità è data da due ordine di fattori, di urgenza e d’importanza strategica. Per questo essa è a favore di società del governo di Dubai soprattutto quelle che lavorano nei settori delle infrastrutture: trasporti (inclusi la metropolitana ed i progetti per l’aeroporto Maktoum), l’aviazione, i porti, il trasporto marittimo ed il turismo.
Non è incluso il settore bancario; per l’immobiliare si procede caso per caso. Da tenere presente è che la Rothschild di fatto pilota discretamente e da lontano - tramite partecipazioni strategiche nelle banche commerciali che ne sono dirette azioniste del tipo JP Morgan ecc. – nientemeno che la Federal Reserve Bank di New York. Per la legge istitutiva, la Fed di New York ha un ruolo preminente nel “Federal Open Market Committee” – FOMC – (Comitato Federale d’intervento sui Mercati finanziari) e quindi ha un ruolo primario nel potere di determinare il tasso d’interesse ed il volume dell’emissione monetaria in tutti gli USA. Perciò tramite la Fed di New York, la Rothschild gode di un punto d’osservazione privilegiato e d’influenza sui meccanismi dell’emissione monetaria americana - il dollaro - finora la principale valuta di riserva mondiale.
La scelta della Rothschild da parte di Dubai s’inserisce nella disputa tra sauditi ed emirati sul ruolo, l’ubicazione e l’orientamento del progetto della Banca Centrale unica dei Paesi del Golfo. Nelle scorse settimane il piano ha subito un inaspettato colpo di freno ad opera degli Emirati Arabi Uniti, ed in particolare delle autorità di Abu Dhabi, e per il momento sembra non stia per risolversi. I sauditi sono considerati troppo vicini agli Stati Uniti e perciò indirettamente ad Israele. Gli altri Paesi del Golfo Persico ed in testa gli emirati propendono più per l’asse euroasiatico che va dalla Cina alla Russia - a cui si va saldando anche la Germania (come dimostra la vicenda della Opel acquisita dalla banca statale russa Sberbank dietro il paravento del gruppo austro-canadese Magna). La Rothschild è istituzione storicamente legata al movimento sionista – si pensi alla dichiarazione Balfour del 1917 per la costituzione di un focolare ebraico in Palestina ed indirizzata a Lord Rothschild . Con la sua scelta, forse dettata dalla disperazione, il Dubai sembra voglia distanziarsi un po’ dagli altri emirati.
Intanto anche un importante gruppo bancario saudita sembra abbia dei problemi. Si tratta del gruppo Saad che è connesso con TIBC ( The International Banking Corp.) del gruppo Ahmad Hamad Algosaibi & Brothers Co. La Banca Centrale saudita ha ordinato a tutti gli istituti finanziari e bancari del Regno di congelare tutti i conti del presidente del gruppo Saad, il miliardario saudita Maan al-Sanea, che è proprietario del 2,97 % della HSBC, la maggiore banca europea con sede a Londra. La banca, un tempo denominata Hong Kong & Shangai Banking corp., è anche una delle maggiori banche dell’Asia.
La decisione della Banca Centrale saudita è dovuta al fatto che una società della Algosaibi non è stata in grado di onorare una transazione valutaria da un miliardo di dollari. Inoltre il gruppo Saad di Maan al-Sanea nel 2007 aveva ricevuto un prestito di 2,82 miliardi di dollari da un gruppo di 26 banche in maggioranza europee, ma anche americane, asiatiche ed arabe. Un’ipotesi d’insolvenza relativa al gruppo Saad di Maan al-Sanea potrebbe costituire un primo preoccupante campanello d’allarme di una nuova ondata di crisi per tutto il settore bancario principalmente europeo ed in misura minore asiatico. Le banche americane infatti, mentre erano fortemente esposte verso il settore immobiliare, tramite i cosiddetti crediti “sub-prime”, hanno un esposizione molto ridotta nel settore dei crediti ai Paesi emergenti ed all’Est europeo. Lo scorso anno già nella tarda primavera iniziarono ad intravedersi le prime avvisaglie della tempesta finanziaria che ha sconvolto il mondo da metà settembre del 2008. Oggi, anche da queste notizie apparentemente minori che non generano titoli di prima pagina, si possono trarre presagi di una nuova bufera d’autunno.
Quest’anno però la scossa potrebbe essere anche più forte perché i focolai potrebbero essere più d’uno: accanto alla quanto mai precaria situazione della Federal Reserve americana – che per sostenere il sistema bancario ha assunto impegni ed obblighi pari quasi al valore dell’intero Pil Usa – si va delineando una crisi del sistema bancario europeo (per i prestiti ai Paesi emergenti) e di quello asiatico (giapponese e cinese in primo luogo) per i prestiti ad un sistema produttivo incentrato sulle esportazioni, il cui livello continua in caduta verticale.
A Dubai i prezzi degli immobili sono scesi del 50 % rispetto ai livelli precedenti alla crisi[1] e le insolvenze si vanno accumulando, come in tutti i maggiori Paesi dell’area. Non è perciò improbabile che potremmo assistere ad un ossimoro, a una contraddizione in termini: accanto ad una forma di iper-inflazione (per la moneta bancaria di tipo elettronico “creata ex nihilo”[2], potremmo assistere ad un crollo dei prezzi delle merci reali cioè alla deflazione, generata da una forma di Depressione economica anche peggiore di quella degli anni trenta del secolo scorso.
A Dubai molti si aspettano che l’inizio della nuova bufera coincida con la fine del Ramadan islamico, che quest’anno cade il 21 settembre.
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[1] Secondo fonti riservate di AsiaNews la discesa dei valori immobiliari sarebbe maggiore, addirittura del 60 / 70 %.
[2] L’espressione - quasi blasfema - vuole indicare che l’emissione non si basa sull’esistenza di prodotti effettivamente disponibili, ma su semplici decisioni e scritture contabili registrate in un sistema informatico bancario.
Fonte: Asianews.it
Fonte: Asianews.it
Come vorrei sbagliarmi - Riflessioni di Fidel Castro
Quando domani, venerdì, queste righe saranno pubblicate sul quotidiano Granma, il 26 Julio, data in cui sempre ricordiamo con orgoglio l'onore di avere resistito agli attacchi dell'impero, sarà distante, nonostante manchino solo 32 giorni.
Coloro che determinano ogni passo del peggiore nemico dell'umanità - l'imperialismo degli Stati Uniti, un miscuglio di meschini interessi materiali, disprezzo e sottovalutazione delle altre persone che abitano il pianeta - hanno calcolato tutto con precisione matematica.
Nella riflessione del 16 giugno, ho scritto: "Tra una partita e l'altra della Coppa del Mondo di Calcio, le diaboliche notizie scivolano poco a poco, in modo che nessuno se ne occupi."
Il famoso evento sportivo è entrato nelle sue fasi più emozionanti. Per 14 giorni, le squadre formate dai migliori calciatori di 32 paesi hanno gareggiato per avanzare verso la fase degli ottavi di finale; poi verranno successivamente i quarti, le semifinali e la finale della manifestazione.
Il fanatismo sportivo cresce incessantemente, attirando centinaia e forse migliaia di milioni di persone in tutto il pianeta.
Bisognerebbe domandarsi quanti, viceversa, hanno saputo che dal 20 giugno imbarcazioni militari nordamericane, inclusa la portaerei Harry S. Truman, scortata da uno o più sottomarini nucleari e da altre navi da guerra con missili e cannoni più potenti di quelli delle vecchie corazzate utilizzate nell'ultima guerra mondiale tra 1939 e 1945, navigavano verso le coste iraniane attraverso il canale di Suez.
Insieme alle forze navali yankee avanzano navi militari israeliane, con un altrettanto sofisticato armamento, per ispezionare tutte le imbarcazioni che esportino o importino i prodotti commerciali necessari per il funzionamento dell'economia iraniana.
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, su proposta degli Stati Uniti e con il sostegno della Gran Bretagna, della Francia e della Germania, ha approvato una dura risoluzione a cui non hanno posto il veto nessuno dei cinque paesi che possiedono quel diritto.
Un'altra più dura risoluzione è stata approvata su accordo del Senato degli Stati Uniti.
Successivamente, ne è stata approvata una terza, più dura ancora, dai paesi della Comunità Europea. È accaduto tutto prima del 20 giugno e questo, in base alle notizie, ha motivato la visita urgente in Russia del Presidente francese Nicolás Sarkozy, che avuto un colloquio con il Capo di Stato di quel potente paese, Dmitri Medvédev, nella la speranza di negoziare con l'Iran ed evitare il peggio.
Ora si cerca di calcolare quando le forze navali degli Stati Uniti ed Israele si posizioneranno di fronte alle coste iraniane, unendosi alle portaerei ed altre navi militari nordamericane che montano di guardia in quella regione.
Il peggio è che, proprio come gli Stati Uniti, anche Israele, il suo gendarme nel Medio Oriente, possiede modernissimi aeroplani d'attacco e sofisticate armi nucleari fornite dagli Stati Uniti, che l’ha trasformato nella sesta potenza nucleare del pianeta, tra le otto riconosciute come tali, tra cui l'India ed il Pakistan.
Lo Scià di Persia fu deposto dall'Ayatollah Ruhollah Jomeini nel 1979 senza l'uso delle armi. Successivamente, gli Stati Uniti imposero a quella nazione la guerra con l'impiego di armi chimiche, fornendone i componenti all'Iraq insieme alle informazioni necessarie per le sue unità da combattimento e queste le usarono contro i Guardiani della Rivoluzione. Cuba lo sa, perché a quei tempi era, come abbiamo spiegato altre volte, Presidente del Movimento dei Paese Non Allineati. Sappiamo bene le stragi provocate tra la sua popolazione. Mahmud Ahmadineyad, oggi Capo di Stato in Iran, fu il comandante del sesto esercito dei Guardiani della Rivoluzione ed a capo dei Corpi dei Guardiani nelle province occidentali del paese, quelle che sopportarono il peso principale della guerra.
Oggi, nel 2010, sia gli Stati Uniti quanto Israele, dopo 31 anni, sottovalutano il milione di uomini delle Forze Armate iraniane e la loro capacità di combattimento terrestre, nonché l'aviazione, la marina e l'esercito dei Guardiani della Rivoluzione.
A queste si aggiungono i 20 milioni di uomini e donne, tra 12 e 60 anni, scelti ed addestrati sistematicamente dalle loro differenti istituzioni armate, tra i 70 milioni di abitanti del paese.
Il governo degli Stati Uniti aveva elaborato un piano per creare un movimento politico che, basandosi sul consumismo capitalista, dividesse gli iraniani ed abbattesse il regime.
Tale speranza è ormai innocua. Risulta risibile pensare che le imbarcazioni da guerra statunitensi, insieme a quelle israeliane, risveglino le simpatie di un solo cittadino iraniano.
Analizzandola situazione attuale, all'inizio credevo che la contesa sarebbe incominciata nella penisola coreana e lì sarebbe stata la causa detonante della seconda guerra coreana, la quale, a sua volta, avrebbe immediatamente dato luogo alla seconda guerra imposta dagli Stati Uniti all'Iran.
Ora, la realtà cambia le cose in senso contrario: quella dell'Iran scatenerà immediatamente la coreana.
La dirigenza della Corea del Nord, che è stata accusata dell'affondamento della "Cheonan" e sa benissimo che è stata mandata a picco da una mina che i servizi segreti yankee sono riusciti a collocare sotto lo scafo di quell'imbarcazione, non aspetterà un secondo ad agire, appena inizierà l'attacco in Iran.
È giustissimo che i tifosi del calcio si godano le partite della Coppa del Mondo. Compio solo il dovere d'esortare il nostro popolo, pensando soprattutto alla nostra gioventù, piena di vita e di speranze, e specialmente ai nostri meravigliosi bambini, perché i fatti non ci colgano assolutamente di sorpresa.
Mi duole pensare ai tanti sogni concepiti dagli esseri umani ed alle sorprendenti creazioni di cui sono stati capaci in solo pochi migliaia di anni.
Quando i sogni più rivoluzionari si stanno compiendo e la Patria si sta recuperando con fermezza, come vorrei sbagliarmi!
Fidel Castro Ruz
24 giugno 2010
Babushka - Kate Bush
She wanted to test her husband.
She knew exactly what to do:
A pseudonym, to fool him.
She couldn't have made a worse move.
She sent him scented letters,
And he received them with a strange delight.
Just like his wife
But how she was before the tears,
And how she was before the years flew by,
And how she was when she was beautiful.
She signed the letter
"All yours,
Babooshka, Babooshka, Babooshka-ya-ya!
All yours,
Babooshka, Babooshka, Babooshka-ya-ya!"
She wanted to take it further,
So she arranged a place to go,
To see if he
Would fall for her incognito.
And when he laid eyes on her,
He got the feeling they had met before.
Uncanny how she
Reminds him of his little lady,
Capacity to give him all he needs,
Just like his wife before she freezed on him,
Just like his wife when she was beautiful.
He shouted out, "I'm
All yours,
Babooshka, Babooshka, Babooshka-ya-ya!
All yours,
Babooshka, Babooshka, Babooshka-ya-ya!
All yours,
Babooshka, Babooshka, Babooshka-ya-ya!"
She knew exactly what to do:
A pseudonym, to fool him.
She couldn't have made a worse move.
She sent him scented letters,
And he received them with a strange delight.
Just like his wife
But how she was before the tears,
And how she was before the years flew by,
And how she was when she was beautiful.
She signed the letter
"All yours,
Babooshka, Babooshka, Babooshka-ya-ya!
All yours,
Babooshka, Babooshka, Babooshka-ya-ya!"
She wanted to take it further,
So she arranged a place to go,
To see if he
Would fall for her incognito.
And when he laid eyes on her,
He got the feeling they had met before.
Uncanny how she
Reminds him of his little lady,
Capacity to give him all he needs,
Just like his wife before she freezed on him,
Just like his wife when she was beautiful.
He shouted out, "I'm
All yours,
Babooshka, Babooshka, Babooshka-ya-ya!
All yours,
Babooshka, Babooshka, Babooshka-ya-ya!
All yours,
Babooshka, Babooshka, Babooshka-ya-ya!"
Il Dio delle zecche
Chiamarlo ancora Dio,
non confonde?
il come forse non importa ma
necessario è distinguere
all’estremo limite del cercare.
Il vecchio Dio degli unti prediletti,
Dio di padroni e dipendenti,
il Dio che obbliga a credere
e si compiace
di tribolare e essere adorato,
oscurando il sole
dissemina soffocantisepolcri
a cancri vani.
Il Dio del dubitare e ricercare
dello scegliere aperto
a fecondarsi e fecondare,
Dio del parto e della partoriente,
dell’astinenza necessaria,
Dio che rende ai ciechi gli occhi
integra il mutilato e l’incompiuto,
il Dio nutrito da ognuno ogni giorno
pure ai rimorsi è aperto.
Danilo Dolci, Il Dio delle zecche
Saprai che non t’amo e che t’amo
Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.
Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.
T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.
Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo.
FUNZIONARI DEL VATICANO LEGATI ALLA BP, A GOLDMAN SACHS E ALLA CENSURA DEI MEDIA
DI SHERRI KANE E LEONARD G. HOROWITZ
rense.com
Aumenta l’evidenza di un gioco sleale.
Le notizie che si diffondono dal disastro petrolifero nel Golfo del Messico hanno messo in relazione la censura dei media con le banche d’investimento della Goldman Sachs che si occupano dei capitali del Vaticano, rendendo maggiormente evidente che l’esplosione era voluta.
Il quasi totale blackout dell’informazione indipendente, e l’arresto di chiunque venisse sorpreso a fotografare o filmare la devastazione, mostra come la crisi petrolifera della Halliburton- British Petrolium (BP) sia criminalmente controllata, implicando alcuni tra i nomi più importanti di Wall Street.
Secondo un resoconto ad opera del titubante ma comunque affidabile regista di documentari James Fox, intervistato a Grand Isle nel Golfo del Messico da Mel Fabregas per il Veritas Radio Show, che viene trasmesso in internet, “C’è un completo blackout mediatico” dalla regione nella trasmissione delle notizie.
“Stanno arrestando tutti quelli con una telecamera, o quelli che lontano dalle telecamere sono sorpresi a parlare con un reporter”, ha detto Fox.
Un altro reporter ha detto a Fox “E tu chiami questo un paese libero? Proprio qui, negli Stati Uniti d’America, non c’è libertà di stampa. Non c’è libertà di parola. Stanno chiudendo lo spazio aereo sopra la fuoriuscita di petrolio, in modo che i reporter non possano sorvolarlo per constatare quanto siano effettivamente gravi le perdite di petrolio”
Pezzi sospetti di questo puzzle mortale vedono la partecipazione della Halliburton, la seconda compagnia di servizi mondiale nel campo del petrolio, con sedi principali a Houston e Dubai, alla cui negligenza è stata attribuita la tempestiva e vantaggiosa esplosione.
Tre settimane prima della “fuoriuscita di gas naturale”, la compagnia Halliburton, legata a George Bush e Dick Cheney e che aveva fatto parlare di sé in relazione ai fatti dell’11 settembre, aveva negoziato l’acquisto della più grande azienda mondiale per la ripulitura delle fuoriuscite di petrolio (Boots & Coots) nello stesso momento in cui attenti osservatori a Wall Street (agenti dell’intelligence finanziaria per la Goldman Sachs; GS, spesso chiamata “Government Sachs”) si liberavano del 44% dei loro titoli BP.
Questi fatti si affiancano alla scarsità di azioni di compagnie aeree di coloro che prima degli attacchi dell’11-9 al World Trade Center erano a conoscenza di nuove prove scientifiche a cui era seguito l’abbattimento degli edifici, a giudicare dalla polvere incendiaria di termite rossa trovata un po’ ovunque attorno a ground zero.
Il locatore del WTC, Larry Silverstein, socio di Llyoyd Blankfein della GS nella poco conosciuta Partnership per New York City (PFNYC), aveva sottoscritto una polizza assicurativa con la General Electric proprio sei settimane prima degli attacchi. I “partner” PFNYC, incaricati di sistemare i danni finanziari alla città di NY, e dei piani di ricostruzione del WTC, hanno deviato in modo evidente i soldi delle assicurazioni e degli investimenti addizionali di private equity verso Las Vegas per la costruzione del memoriale dell’11 settembre, soprannominato in modo sospetto “Veer Towers” [“veer” significa “deviare”, n.d.t.] nel “New World Center”. (vedi PHARMAWHORES, the movie; 1-888-508-4787).
Blankfein, il vicepresidente della PFNYC e amministratore delegato della GS, è stato attaccato con imputazioni e infamazioni mediatiche a proposito del conflitto di interessi del Government Sachs, effettivamente responsabile dello sfaldamento dell’economia statunitense per via delle “insufficienze” dell’industria immobiliare; tale esame è stato sospeso grazie alla provvidenziale esplosione della piattaforma Halliburton, che ha favorito la GS e il suo amministratore delegato.
La GS è segretamente coinvolta con la Compagnia Halliburton, collegata a Bush e Cheney, secondo quanto affermato da osservatori veterani. La GS e la Halliburton hanno avuto massicci incentivi finanziari per causare le esplosioni (l’abbattimento dei tre edifici dell’ 11 settembre al WTC, e il più recente “incidente” nel Golfo).
Il fatto che i media trascurino grossolanamente la piena entità della crisi supporta con evidenza la tesi di un controllo sul danno della GS e di sue connessioni incriminanti. Queste ultime includono il vicepresidente della PFNYC di Blankfein, Rupert Murdoch, e la loro pericolosa influenza sulle maggiori reti e sulla PFNYC, il primo consorzio mondiale petrolchimico-farmaceutico-biotecnologico che trae vantaggio da morte, malattie e distruzione ambientale. Questa paradossale alleanza spiega perfettamente la ritrosia dei media verso un responsabile reportage nel Golfo e altrove.
A parte l’appoggio azionario di Blankfein e Government Sachs alla BP e all’Halliburton, un’altra falsa pista macchiata di petrolio, è quella che segue Peter D. Sutherand, il presidente uscente della BP, al momento anche presidente non-esecutivo della Goldman Sachs International.
La parte più inquietante dell’intera vicenda è che mr. Sutherland, l’uomo con un piede nella GS e l’altro nella piattaforma della Halliburton-BP in fiamme, è il Consigliere della Sezione Straordinaria della’ Amministrazione del Patrimonio della sede Apostolica. In altre parole, Sutherland è il principale consigliere finanziario del Papa.
Nel 2010, Mr. Sutherland dopo un periodo di 13 anni ha concluso la sua carica di presidente della BP, la più grande compagnia petrolifera europea. Ex Procuratore Generale di’Irlanda, è presidente della Federal Trust for Education and Research, un gruppo di esperti britannico i cui sforzi sono meglio descrivibili con il nome di indottrinamento corporatista più che “educazione” fidata. E’ presidente dell’ Ireland Fund for Great Britain, e membro del consiglio consultivo del Business for New Europe, un gruppo di esperti con sede in Gran Bretagna favorevole all’istituzione di un nuovo ordine mondiale.
Dal 1993-95, Sutherland è stato Direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Nel gennaio 2006, l’attuale Presidente non-esecutivo di Goldman Sachs International, è stato nominato Rappresentante speciale per la migrazione internazionale dal Segretario generale dell'Onu, Kofi Annan.
Ora, ironicamente, la missione impossibile di Sutherland è quella di far migrare la flora e la fauna marine, i pescatori e gli abitanti della costa lontano dal pericolo di questa emergenza internazionale.
Sherri Kane, in precedenza giornalista per la FOX News di Los Angeles, è un giornalista investigativo freelance e co-fondatore, insieme al Dr. Leonard G. Horowitz, della Healthy World Organization (HWO), che si sta ora proponendo come alternativa alla bifronte World Health Organization (WHO). Per interviste, e-mail:info@healthyworldaffiliates.com
Titolo originale: "Vatican Official Tied To BP, Goldman Sachs"
Fonte: http://www.rense.com
da ComeDonChisciotte
Facebook e l'idiota, di Antonio Vigilante
Immaginate un treno, diceva ieri pomeriggio un giornalista di Repubblica presentando un suo libro: ogni vagone è un mediocre; più vagoni ci sono, più la persona di talento è lontana dalla testa del treno. Mentre parlava, più che l’immagine del treno mi veniva in mente la home di Facebook.
A molti i social network, e segnatamente Facebook (per molti in Italia Twitter è ancora un oggetto misterioso), sembrano strumenti per comunicare, per comunicarsi - per lasciare traccia. A me sembra che la loro funzione sia un’altra: quella di stabilire un’intesa sul mondo, se non proprio di contribuire alla costruzione sociale della realtà. Più che di comunicazione vera e propria, Facebook è fatto di ammiccamenti, di strizzate d’occhio, di sorrisi e strette di mano - di condivisione. C’è un gruppo per tutto: per quelli che hanno voglia di abbracciare qualcuno ma non possono, per quelli che si addormentano leggendo, per quelli che amano la nebbia, per quelli che detestano questa o quella cosa. La vita è passata attentamente al setaccio, meticolosamente sezionata, ridotta ai suoi elementi primi, alle sue esperienze minime, e per ognuna di esse - per ogni atomo di esperienza sociale o individuale - c’è una approvazione o disapprovazione pubblica. In questo modo si (ri)costruisce una esperienza comune, si trova una dimensione media della vita collettiva. Media, ho detto: e non può essere altrimenti. Ciò che è eccezionale - sublime o devastante, doloroso o osceno - non ha posto. Il non mediocre su Facebook più che altrove è un idiota, uno che ha un idios kosmos, un mondo suo, non comunicabile né condivisibile. Ogni gruppo su Facebook è un vagone che allontana l’idiota dalla testa del treno, poiché egli sa, vive, soffre ogni giorno la verità della fondamentale incomunicabilità della vita in ciò che ha di più intenso, vero, profondo. Al di fuori, al margine, osserva con qualche sconcerto l’intrecciarsi febbrile delle condivisioni, la costruzione zelante dell’identità collettiva, il gioco morboso delle strette di mano e delle pacche sulle spalle, e tutto ciò gli sembra in qualche modo sinistro.
Ci sono tre cose.
C’è il silenzio. Il silenzio è una forma di igiene essenziale. Poche esperienze nella mia vita mi sono sembrate e mi sembrano più significative del sedere in meditazione insieme ad altre persone, in un monastero o altrove. C’è l’altro, c’è il proprio corpo, c’è la propria mente. C’è la vita, ed è una faccenda seria: intensa.
C’è poi il parlare, il discutere di cose, l’accalorarsi anche: il confronto aperto su questo o quel problema. Una cosa essenziale anch’essa. Che ci fa uomini, direi in modo un po’ solenne. E’ una cosa senza la quale non c’è quell’altra cosa che è la democrazia, la difficile costruzione comune di un mondo comune giusto e libero.
C’è infine il fanatico convenire, il parlare in coro, il pensiero ridotto a slogan, la lingua costretta nel motto; c’è la koinonia meccanica ed acritica, quietamente o furiosamente esaltata, che parlotta e chiacchiera ed urla, ma sempre al di qua della verità, sempre alla superficie delle cose. E’ qui che, dopo qualche nervosa oscillazione, finisce per fissarsi l’ago della comunicazione nelle reti sociali. Anche quando si parla di filosofia o di faccende spirituali, a prevalere è una molle disperante mediocrità, un’aria ammorbata dal pregiudizio e dalla conclusione affrettata, dalla cogitazione precoce, dal falso consenso. E’ il regno dello pseudo-Neruda mastelliano di Lentamente muore: una poesia mediocre che dice il sogno di ogni mediocre - sentirsi, almeno una volta nella vita, o solo con la fantasia, qualcosa di più che un mediocre. Una poesia-sogno che i mediocri condividono con uno zelo commovente. Ti vien quasi da aver speranza: con tutta questa gente che vuole rovesciare il tavolo, le cose cambieranno, pensi.
Ma è roba da mediocri, realizzi presto. Chiacchiera da social network.
A molti i social network, e segnatamente Facebook (per molti in Italia Twitter è ancora un oggetto misterioso), sembrano strumenti per comunicare, per comunicarsi - per lasciare traccia. A me sembra che la loro funzione sia un’altra: quella di stabilire un’intesa sul mondo, se non proprio di contribuire alla costruzione sociale della realtà. Più che di comunicazione vera e propria, Facebook è fatto di ammiccamenti, di strizzate d’occhio, di sorrisi e strette di mano - di condivisione. C’è un gruppo per tutto: per quelli che hanno voglia di abbracciare qualcuno ma non possono, per quelli che si addormentano leggendo, per quelli che amano la nebbia, per quelli che detestano questa o quella cosa. La vita è passata attentamente al setaccio, meticolosamente sezionata, ridotta ai suoi elementi primi, alle sue esperienze minime, e per ognuna di esse - per ogni atomo di esperienza sociale o individuale - c’è una approvazione o disapprovazione pubblica. In questo modo si (ri)costruisce una esperienza comune, si trova una dimensione media della vita collettiva. Media, ho detto: e non può essere altrimenti. Ciò che è eccezionale - sublime o devastante, doloroso o osceno - non ha posto. Il non mediocre su Facebook più che altrove è un idiota, uno che ha un idios kosmos, un mondo suo, non comunicabile né condivisibile. Ogni gruppo su Facebook è un vagone che allontana l’idiota dalla testa del treno, poiché egli sa, vive, soffre ogni giorno la verità della fondamentale incomunicabilità della vita in ciò che ha di più intenso, vero, profondo. Al di fuori, al margine, osserva con qualche sconcerto l’intrecciarsi febbrile delle condivisioni, la costruzione zelante dell’identità collettiva, il gioco morboso delle strette di mano e delle pacche sulle spalle, e tutto ciò gli sembra in qualche modo sinistro.
Ci sono tre cose.
C’è il silenzio. Il silenzio è una forma di igiene essenziale. Poche esperienze nella mia vita mi sono sembrate e mi sembrano più significative del sedere in meditazione insieme ad altre persone, in un monastero o altrove. C’è l’altro, c’è il proprio corpo, c’è la propria mente. C’è la vita, ed è una faccenda seria: intensa.
C’è poi il parlare, il discutere di cose, l’accalorarsi anche: il confronto aperto su questo o quel problema. Una cosa essenziale anch’essa. Che ci fa uomini, direi in modo un po’ solenne. E’ una cosa senza la quale non c’è quell’altra cosa che è la democrazia, la difficile costruzione comune di un mondo comune giusto e libero.
C’è infine il fanatico convenire, il parlare in coro, il pensiero ridotto a slogan, la lingua costretta nel motto; c’è la koinonia meccanica ed acritica, quietamente o furiosamente esaltata, che parlotta e chiacchiera ed urla, ma sempre al di qua della verità, sempre alla superficie delle cose. E’ qui che, dopo qualche nervosa oscillazione, finisce per fissarsi l’ago della comunicazione nelle reti sociali. Anche quando si parla di filosofia o di faccende spirituali, a prevalere è una molle disperante mediocrità, un’aria ammorbata dal pregiudizio e dalla conclusione affrettata, dalla cogitazione precoce, dal falso consenso. E’ il regno dello pseudo-Neruda mastelliano di Lentamente muore: una poesia mediocre che dice il sogno di ogni mediocre - sentirsi, almeno una volta nella vita, o solo con la fantasia, qualcosa di più che un mediocre. Una poesia-sogno che i mediocri condividono con uno zelo commovente. Ti vien quasi da aver speranza: con tutta questa gente che vuole rovesciare il tavolo, le cose cambieranno, pensi.
Ma è roba da mediocri, realizzi presto. Chiacchiera da social network.
La questione cardinale
Per quel che riguarda il pane la cosa è chiara,
per quel che riguarda la pace anche.
Ma la questione cardinale della primavera va risolta, a ogni costo.
per quel che riguarda la pace anche.
Ma la questione cardinale della primavera va risolta, a ogni costo.
Vladimir Majakovskij
Herdelezi
Qui c’è un palazzo, un palazzo grande
con mille finestre grigie che danno sul nulla
e ad ogni finestra è affacciato un bambino con gli occhi vuoti
e da ogni finestra esce un rantolo d’animale
e tutt’intorno girano gli sciacalli
e non cresce l’erba
no, non cresce l’erba.
Qui c’è un quartiere di case di lamiera
un campo per profughi di nessuna guerra
e tra un container e l’altro sono stesi i fili
e le donne appendono gli abiti ad asciugare
ed il sole sorge e tramonta ed arriva domani
e domani ancora ed il quartiere resta
un quartiere di lamiera - anche nei sogni.
Qui c’è un altro palazzo maestoso
con un atrio fresco d’estate
ed una grande cartina dell’Europa e dell’Africa
e in Europa l’Italia è nera
ed in Africa la Libia è nera
e l’Eritrea è nera
ed il nero è l’Impero, il delirio di ieri
il delirio di oggi.
Qui c’è un palazzo ancora come un termitaio
pieno di buchi con gente che riempie carte
una macchina zoppicante e rumorosa
che si pretende cuore e motore
radice e fondamento:
ed ecco, in un buco s’infila l’assessore
ed urla per l’appalto che gli sfugge
e s’impone latrando come un cane.
Ho addosso la città come una crosta
l’ho dentro come un cancro che s’allarga
invano cerco un volto che sia volto
una schiena non curva una parola
non corrotta una voce che sia limpida
un poveraccio che non sia mafioso
un pensionato che non sputi odio
nei quattro passi della sua mattina
un prete che non semini menzogna
un politico che non sia la fogna
della città, ma uomo insieme ad uomini.
con mille finestre grigie che danno sul nulla
e ad ogni finestra è affacciato un bambino con gli occhi vuoti
e da ogni finestra esce un rantolo d’animale
e tutt’intorno girano gli sciacalli
e non cresce l’erba
no, non cresce l’erba.
Qui c’è un quartiere di case di lamiera
un campo per profughi di nessuna guerra
e tra un container e l’altro sono stesi i fili
e le donne appendono gli abiti ad asciugare
ed il sole sorge e tramonta ed arriva domani
e domani ancora ed il quartiere resta
un quartiere di lamiera - anche nei sogni.
Qui c’è un altro palazzo maestoso
con un atrio fresco d’estate
ed una grande cartina dell’Europa e dell’Africa
e in Europa l’Italia è nera
ed in Africa la Libia è nera
e l’Eritrea è nera
ed il nero è l’Impero, il delirio di ieri
il delirio di oggi.
Qui c’è un palazzo ancora come un termitaio
pieno di buchi con gente che riempie carte
una macchina zoppicante e rumorosa
che si pretende cuore e motore
radice e fondamento:
ed ecco, in un buco s’infila l’assessore
ed urla per l’appalto che gli sfugge
e s’impone latrando come un cane.
Ho addosso la città come una crosta
l’ho dentro come un cancro che s’allarga
invano cerco un volto che sia volto
una schiena non curva una parola
non corrotta una voce che sia limpida
un poveraccio che non sia mafioso
un pensionato che non sputi odio
nei quattro passi della sua mattina
un prete che non semini menzogna
un politico che non sia la fogna
della città, ma uomo insieme ad uomini.
L' Animale
Vivere non difficile potendo poi rinascere
Cambierei molte cose un po' di leggerezza e di stupidit.
Fingere tu riesci a fingere quando ti trovi accanto a me
Mi dai sempre ragione e avrei voglia di dirti
Ch' meglio se sto solo...
Ma l'animale che mi porto dentro
Non mi fa vivere felice mai
Si prende tutto anche il caff
Mi rende schiavo delle mie passioni
E non si arrende mai e non sa attendere
E l'animale che mi porto dentro vuole te.
Dentro me segni di fuoco l'acqua che li spegne
Se vuoi farli bruciare tu lasciali nell'aria
Oppure sulla terra.
Ma l'animale che mi porto dentro
Non mi fa vivere felice mai
Si prende tutto anche il caff
Mi rende schiavo delle mie passioni
E non si arrende mai e non sa attendere
E l'animale che mi porto dentro vuole te.
Cambierei molte cose un po' di leggerezza e di stupidit.
Fingere tu riesci a fingere quando ti trovi accanto a me
Mi dai sempre ragione e avrei voglia di dirti
Ch' meglio se sto solo...
Ma l'animale che mi porto dentro
Non mi fa vivere felice mai
Si prende tutto anche il caff
Mi rende schiavo delle mie passioni
E non si arrende mai e non sa attendere
E l'animale che mi porto dentro vuole te.
Dentro me segni di fuoco l'acqua che li spegne
Se vuoi farli bruciare tu lasciali nell'aria
Oppure sulla terra.
Ma l'animale che mi porto dentro
Non mi fa vivere felice mai
Si prende tutto anche il caff
Mi rende schiavo delle mie passioni
E non si arrende mai e non sa attendere
E l'animale che mi porto dentro vuole te.
martedì 29 giugno 2010
Marcello Dell'Utri: Io senatore, per non finire in galera
10 febbraio 2010
Viaggio in treno con Dell’Utri: spiega racconta, si confida. Un bilancio
"A me della politica non frega niente, io mi sono candidato per non finire in galera”. Frecciarossa Milano-Roma. Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl condannato in primo grado a nove anni per mafia, si addormenta, seduto al suo posto, dopo aver mangiato un panino nella carrozza ristorante. Con lui, una guardia del corpo. Poi squilla il telefono e Dell’Utri – faccia dimessa – si sveglia e parla volentieri, a voce bassa.
Senatore, lei è su tutti i giornali per le dichiarazioni di Massimo Ciancimino.
Due sono le opzioni: o mi sparo un colpo di pistola, o la prendo sul ridere. Di certo farò un’interpellanza parlamentare per capire cosa c’è dietro queste calunnie.
Ma cosa ci guadagna Ciancimino a dire queste cose?
Guadagna molto: intanto gli sconti di pena. La sua condanna a cinque anni, dopo le sue prime dichiarazioni, è stata scontata a tre anni. Non è poco: tra indulti e cose varie non avrà nessuna pena. Poi ci guadagna la salvezza del patrimonio che il babbo gli ha lasciato. Sta tutto all’estero.
E chi è il regista che ha interesse a favorire Ciancimino perchè faccia i vostri nomi?
Sicuramente chi lo gestisce è lo stesso pubblico ministero che era il mio accusatore nel processo di primo grado: questo Ingroia. Antonio Ingroia è un fanatico, visionario, politicizzato. Fa politica, va all’apertura dei giornali politici, ha i suoi piani. Ciancimino padre io non l’ho mai visto né conosciuto, non ho preso il suo posto, quindi non c’è nulla: è tutto montato. Qui c’è un’inquisizione. C’è una persecuzione: Torquemada non mollava la sua preda finché non la vedeva distrutta.
Però è difficile sostenere che Ciancimino, Spatuzza e tutti i pentiti che l’hanno accusata nel corso del suo processo, siano manovrati.
Ma questo non è un problema, Andreotti ne aveva anche di più di pentiti che l’accusavano.
Infatti Andreotti è stato riconosciuto colpevole del reato di associazione a delinquere (mafiosa) fino al 1980.
Ma la faccenda di Andreotti è complessa, io non l’ho capita bene, bisognerebbe studiarla. Questi, i miei accusatori, sono preparati. C’è una cordata che non finisce più, una cordata infinita.
Secondo Ciancimino il frutto della trattativa tra mafia e Stato fu proprio Forza italia, una sua creatura.
Questo Ciancimino è uno strano. Lo sanno tutti, a Palermo. È il figlio scemo della famiglia Ciancimino.
Non ha l’aria tanto scema.
Non scemo, diciamo che è uno particolarmente labile. Ha un fratello, a Milano, che è una persona dignitosissima, infatti non parla neanche. Tutti sanno invece che questo [Massimo Ciancimino, ndr] è un figlio un po’ debosciato: gli piacciono le macchine, i soldi. E’ capace di fare qualunque cosa.
Anche il pentito Gaspare Spatuzza dice che tra lei, Berlusconi e i fratelli Graviano è stato raggiunto un accordo.
Ma di che parliamo? Falsità, calunnie. Sono tutte persone che hanno davanti anni di galera, è da capire. Salvano la loro pelle.
Paolo Borsellino parla di lei e di Berlusconi nell’ultima intervista che ha rilasciato prima di essere ucciso.
Era un’intervista manomessa, manipolata. Quando l’abbiamo vista per intero [nel dvd allegato al Fatto Quotidiano, ndr] abbiamo capito come stavano le cose. Risulta chiaro che Vittorio Mangano non c’entrava niente: quando parlava di cavalli, intendeva cavalli veri.
Però secondo Borsellino quando si parlava di cavalli ci si riferiva a partite di eroina.
Nel gergo può essere, ma in quella circostanza si trattava di cavalli veri. Ho fornito le prove: era un cavallo, con un pedigree, che si chiamava Epoca.
Mangano però parlava anche di un cavallo e mezzo...
Questo era un linguaggio che aveva con altri, con un certo Inzerillo, non con me. Lì "un cavallo e mezzo" era evidentemente una partita di droga.
Capisce che alla gente può sembrare strano che lei dia dell’eroe a uno che, anche a suo dire, trafficava eroina?
Certo, come no, capisco tutto. Ma io non ho detto che è un eroe in senso assoluto. È il mio eroe!
E lei ha mantenuto i contatti con Mangano anche dopo che è uscito di galera, quando erano ormai noti i reati che aveva commesso.
Ho tenuto i contatti, certo, l’ho detto. La mia tranquillità nasce dal fatto che non ho niente di cui vergognarmi.
Berlusconi è arrabbiato con lei?
No, perché? Mi conosce bene.
Neanche un po’ infastidito da tutti i problemi che gli causa?
Io? Che c’entro io? L’ha voluta lui Forza Italia. Io ho solo eseguito quello che era un disegno voluto dal presidente Berlusconi. Non posso arrogarmi meriti che non ho.
Non sente una responsabilità, visto il suo ruolo politico?
Io sono un politico per legittima difesa. A me della politica non frega niente. Mi difendo con la politica, sono costretto. Quando nel 1994 si fondò Forza Italia e si fecero le prime elezioni, le candidature le feci io: non mi sono candidato perché non avevo interesse a fare il deputato.
Poi, nel 1995, l’hanno arrestata per false fatture.
Mi candidai alle elezioni del 1996 per proteggermi. Infatti, subito dopo, è arrivato il mandato d’arresto.
E la Camera l’ha respinto. Ma le sembra un bel modo di usare la politica?
No, assolutamente. È assurdo, brutto. Speriamo cambi tutto al più presto! Ma non c’era altro da fare...
Perché non si difende fuori dal Parlamento?
Mi difendo anche fuori.
Perché non soltanto fuori?
Non sono mica cretino! Mi devo difendere o no? Quelli mi arrestano!
Se arrestano me cosa faccio, mi candido anch’io?
Ma a lei perché dovrebbero arrestarla? E poi a lei non la candida nessuno, quindi non si preoccupi. Io potevo candidarmi e l’ho fatto.
Ha fatto anche i circoli del Buon governo.
Si figuri che non abbiamo neanche più i telefoni perché non avendo più risorse per pagarli sono stati, diciamo, tagliati.
Voi non avete più risorse?
Sì, sì. Così è. Adesso lasciamo l’affitto della sede di via del Tritone a Roma perché non riusciamo più a mantenerlo.
E il Pdl non vi sovvenziona?
Il Pdl è avverso ai circoli: è fatto di persone che hanno preso il potere e hanno paura di chiunque sia migliore di loro.
Che fa se la condannano in appello?
Vado in Cassazione!
Non si dimette?
Ma sta scherzando?
E se la condannano in Cassazione?
Eh lì vado in galera. A quel punto mi dimetto.
Da il Fatto Quotidiano del 10 febbraio
Seimila morti all'anno per le polveri sottili
Il dato è stato reso noto da Nomisma, che ha effettuato uno studio sulle 15 città italiane più popolose. La cifra nazionale è presumibilmente molto più elevata
Le elevate concentrazioni di PM10 (lepolveri sottili) in atmosfera sono responsabili di 5.876 decessi all'anno. E' quanto emerge da una ricerca di Nomisma, presentata in occasione del convegno VERT dedicato al trasportosostenibile. Il rapporto riporta i dati sui valori medi diconcentrazione di polveri sottili nel triennio 2006-2008 delle prime 15 città italiane per popolazione da cui si desume che, oltre a Roma (40,4), le performance peggiori sono concentratenelle città del Nord e in particolare nell'area della Pianura Padana, come Milano (49,2), Torino (56,5), Bologna (41,3),Verona (47), Padova (46,7).
Questa situazione, sottolinea Nomisma, determina gravi patologie sanitarie che, nelle 15 città italiane più popolate fa stimare all'istituto bolognese di ricerca '5.876 decessiall'anno" prodotti da elevate concentrazioni di PM10. Di questi decessi, "534 sono riferibili ai tumori maligni della laringe, della trachea, dei bronchi e dei polmoni", mentre "se si considerano gli effetti acuti relativi a malattie del sistema circolatorio e respiratorio" il numero sale a 953. La città dove le presunte morti da eccessivo inquinamento dell'aria sonomaggiori è Roma (1.508), seguita da Milano (906) e Torino (813). In coda a questa 'classifica' delle vittime da polverisottili ci sono Bari (130 morti), Messina (124), Catania (110).
Terra Nuova
Qui sopra quanto riporta l'Ansa ripresa da Terra Nuova, possibile che ci si debba accorgere delle morti causate dal nostro "progresso" solo quando possono essere strumentalizzate per vendere un filtro antiparticolato o promuovere le auto elettiche?
Devo constatare ancora una volta con amarezza come le morti per inquinamento, bellamente ignorate quando si tratta di riconoscere la dannosità di un inceneritore, acciaieria, centrali a turbogas e a carbone e tutte le altre diavolerie del nostro "sviluppo",
balzino invece agli onori della cronaca quando si tratta di sponsorizzare il filtro antiparticolato e auto elettriche come ricette miracolose e salvavita.
Qui il resoconto di Adnkronos del Vert
e qui ciò che non dicono sul filtro antiparticolato di un ricercatore con la R gigante, il Dott. Stefano Montanari della Nanodiagnostics
Inceneritore di rifiuti Marcegaglia: Lannes incalza e Vendola fugge
Da Italia Terra Nostra Fuga dalla realtà. Il governatore Vendola, incalzato dal giornalista Lannes – dal novembre 2009 – sfugge atterrito il confronto pubblico sul tema dell’inceneritore autorizzato illegalmente ed abusivamente dalla regione Puglia. Il divo Nichi non risponde al cellulare e si nega sempre quando l’interlocutore è Lannes. Lo smemorato di Terlizzi teme il dialogo e si rifugia nei salotti televisivi dove abbondano i giornalisti addomesticati venduti ai potenti di turno. Il 21 giugno 2010 alle ore 10,50 il direttore – accompagnato da due collaboratori e da una delegazione di cittadini di Borgo Tressanti – ha incontrato l’assessore all’ecologia Nicastro negli uffici dell’ente. Il noto cronista ha chiesto ufficialmente all’assessore uno stop definitivo all’operazione affaristica della Marcegaglia che farà tabula rasa della Capitanata, avvelenando 700 mila cittadini. Era presente anche l’ingegnere Antonicelli: secondo il dirigente che ha curato la pratica nei dettagli tecnici e non solo… “è tutto a posto”. L’ex magistrato Lorenzo Nicastro ha promesso un concreto interessamento. Vedremo a breve, se alle parole politiche seguiranno fatti concreti. Un dato è certo: la mobilitazione popolare e l’interessamento della corte dei diritti dell’Uomo. A Massafra la Marcegaglia ha già costruito un inceneritore altrettanto fuorilegge in base al quale l’Italia è stata sanzionata dall’Europa, mentre a Modugno l’impianto di Emma è stato sequestrato dalla procura della Repubblica di Bari. Il giornale ITALIA TERRA NOSTRA – ai sensi del Decreto Legge numero 4/2008 – ha chiesto alla regione Puglia, l’elenco esaustivo del centinaio di progetti in itinere (alcuni già approvati) di impianti (inceneritori di rifiuti, “termovalorizzatori”, centrali a biomasse, rigassificatori, cementifici). Nella stessa area è previsto in mare (off shore) a Margherita di Savoia e Trinitapoli un mastodontico rigassificatore della Sorgenia (De Benedetti, L’espresso, La Repubblica, Cir), un inceneritore Fiat a Borgo Incoronata e un altro inceneritore Sangalli a Manfredonia. Per non dire del progetto Enterra (società immobiliare di Bergamo) a Borgo Eridania (Rignano Scalo, a 30 metri dalle case), di quello Falck a Torremaggiore, Ansaldo a San Severo, Edison a Candela, Grigolin ad Apricena e di tutti quelli previsti a Lucera e nei paesi del Subappenino dauno. I poteri forti (confindustria, logge massoniche, clan partitici e sindacali) intendono grazie all’avallo politico, trasformare l’antica Daunia in un tombino industriale a cielo aperto. Prossimo epilogo: degrado ambientale, malattie, mutazioni genetiche e morte a carico dei viventi, danni irreversibili all’economia agricola. La Puglia non ha bisogno di speculazioni “energetiche”. A tutt’oggi, secondo i dati ufficiali di via Capruzzi il surplus segna l’88 per cento: viadotti e reti elettriche risultano obsoleti, fatiscenti. La partecipazione di cittadine e cittadini ai processi decisionali così come il diritto all’informazione in materia ambientale sono diritti riconosciuti sia a livello internazionale che a livello comunitario e nazionale. Il diritto all’informazione ambientale è inquadrato nell’ambito del principio di “azione preventiva”, il quale costituisce insieme a quello della “correzione anzitutto alla fonte dei danni causati all’ambiente” e al “chi inquina paga”, uno dei tre cardini fondamentali della politica comunitaria in materia ecologica. L’articolo 1 della Convenzione di Aarhus (firmata il 25 giugno 1998 e ratificata in Italia con legge 108/2001), stabilisce in proposito: “al fine di contribuire a proteggere il diritto di ciascuno, nelle generazioni presenti e future, a vivere in un ambiente consono ad assicurare la salute e il benessere, ogni parte garantisce il diritto di accesso alle informazioni, la partecipazione al processo decisionale e l’accesso alla giustizia in materia di ambiente, in conformità con le disposizioni della presente Convenzione”. Gli esseri umani interessati dovrebbero essere gli interlocutori privilegiati per l’organo decisore e la decisione dovrebbe anche essere espressione del sentimento sociale della comunità. L’autentica finalità della suddetta Convenzione è ribaltare completamente il piano e far sì che non vi siano più decisioni su modifiche ambientali che anche i cittadini non abbiano concordato. L’Italia dei valori se c’è ancora batta finalmente un colpo a favore della legalità e dei cittadini. E’ chiaro Vendola? Lei forse si è montato la testa ubriacandosi di potere a buon mercato, dimenticando il suo ruolo di dipendente dei cittadini non di padrone. Lei governatore (pro tempore) non può far prevalere il profitto economico, in barba tra l’altro alle leggi in vigore piegate ad uso e consumo, a scapito della vita… bensì il bene comune.
da DIETRO IL SIPARIO
Il Teatro é di tutti
documentario di protesta realizzato dai lavoratori del teatro comunale di bologna, per sensibilizzare il pubblico sulla valenza culturale delle arti e dei mestieri del teatro
La Guida
Di ció che lo sceicco cercava di trasmetterle, -si é accorto, vero, che la storia aveva a che fare con lei in particolare, sí?- la cosa fondamentale é que lei ed io, tutta l'umanitá, siamo connessi da un filo invisibile. In modo che qualsiasi cosa detta o fatta in un posto ha conseguenze in altre parti del mondo. Peró ...l'intensitá di quelle conseguenze dipende dal nostro livello di coscienza. Lei stava cercando una guida che lo aiutasse nel suo viaggio. In realtá la guida é sempre a disposizione, peró se non risvegliamo non ce ne rendiamo conto. Quando lo sceicco disse che non necessariamente sa a chi trasmette i suoi insegnamenti, voleva dire che ogni giorno egli esprime il suo messaggio al mondo, e se qualcuno é sufficientemente risveglio, ascolterá il richiamo.
Reshad Feild
Non tiriamo troppo la corda
L'equilibrio del sottile film biologico che come uno strato di cellophane avvolge il nostro pianeta è fragile. Molto fragile. Per spezzarlo ci vuole poco. Una volta lesionato, si attorciglia irrimediabilmente su se stesso, distruggendo ogni forma di vita in esso contenuta.
E' già successo molte volte in passato. Il cosiddetto limite K-T, datato a circa 65 milioni di anni fa, segna il passaggio dal Cretacico al Terziario. Tutti sappiamo che fu probabilmente a causa di un meteorite che si estinsero i dinosauri, ma attenzione a non commettere l'errore di pensare che i pericoli possano venire solo dall'esterno.
Erano le 22.40 dell'orologio che racchiude simbolicamente in 24 ore l'intero arco della vita sulla Terra, dalla sua formazione fino ad oggi, ovvero solo 250 milioni di anni fa, quando avvenne la più grave di tutte le estinzioni di massa. In soli 100 mila anni scomparvero il 95% delle specie biologiche che popolavano il nostro pianeta, e non fu un corpo estraneo piovuto dal cielo a seminare morte e distruzione: fu la Terra stessa, con una sequenza impressionante di eruzioni vulcaniche provenienti dalla Siberia - perfino peggiori di quella islandese che pure ha paralizzato i cieli di mezza Europa -, ad innalzare di dieci gradi la temperatura media, bloccando le correnti oceaniche, l'assorbimento e la redistribuzione di ossigeno ed abbattendo grazie ad un macabro effetto domino ogni ecosistema da essa dipendente.
Dal punto di vista di Gaia, il pianeta vivente, nient'altro che un po' di febbre per liberarsi da quei fastidiosi parassiti che infestavano la pelle del pianeta. La Terra ha degli anticorpi molto efficienti, e noi stiamo tirando un po' troppo la corda. Tra le isole di plastica che infestano i mari e le emissioni di CO2 che riscaldano l'atmosfera, cominciamo a dare prurito. Non sarebbe più saggio ridimensionare un po' le nostre pretese, anziché dimostrarsi famelici ed insaziabili zecche meritevoli solo di un buon collare antipulci? Certo, scriverlo mentre si è cullati dall'impercettibile ronzio del climatizzatore suona pretenzioso, ma forse non c'è davvero bisogno di decrescere: magari è sufficiente non sprecare.
In ogni caso, produrre tonnellate di scorie radioattive capaci di minacciare la vita per almeno duecentomila anni a venire non mi sembra una buona strategia. Sarebbe come indossare un indumento altamente isolante dal punto di vista termico, che abbia il trascurabile inconveniente di disseminare la pelle di tante piccole sacche tumorali protette da una sottilissima guaina mielinica.
Io, piuttosto, preferisco infilarmi un paio maglioni di lana.
Sabato scorso il blog - ovvero io - è stato al No Nucleare Day, a Milano, e ha raccolto moltissime testimonianze a beneficio di tutti quelli che non hanno potuto esserci. Nel lungo documento video troverete le argomentazioni di chi ritiene che il nucleare sia tutto tranne, ma proprio tutto, che una scelta di buon senso.
da byoblu
Pensieri ( libro I )
Io ho lungamente ricusato di creder vere le cose che dirò qui sotto, perché, oltre che la natura mia era troppo rimota da esse, e che l'animo tende sempre a giudicare gli altri da se medesimo, la mia inclinazione non è stata mai d'odiare gli uomini, ma di amarli. In ultimo l'esperienza quasi violentemente me le ha persuase: e sono certo che quei lettori che si troveranno aver praticato cogli uomini molto e in diversi modi, confesseranno che quello ch'io sono per dire è vero tutti gli altri lo terranno per esagerato, finché l'esperienza, se mai avranno occasione di veramente fare esperienza della società umana, non lo ponga loro dinanzi agli occhi.
Dico che il mondo è una lega di birbanti contro gli uomini da bene, e di vili contro i generosi. Quando due o più birbanti si trovano insieme la prima volta, facilmente e come per segni si conoscono tra loro per quello che sono; e subito si accordano; o se i loro interessi non patiscono questo, certamente provano inclinazione l'uno per l'altro, e si hanno gran rispetto. Se un birbante ha contrattazioni e negozi con altri birbanti, spessissimo accade che si porta con lealtà e che non gl'inganna, se con genti onorate, è impossibile che non manchi loro di fede, e dovunque gli torna comodo, non cerchi di rovinarle; ancorché sieno persone animose, e capaci di vendicarsi, perché ha speranza, come quasi sempre gli riesce, di vincere colle sue frodi la loro bravura. Io ho veduto più volte uomini paurosissimi, trovandosi fra un birbante più pauroso di loro, e una persona da bene piena di coraggio, abbracciare per paura le parti del birbante: anzi questa cosa accade sempre che le genti ordinarie si trovano in occasioni simili: perché le vie dell'uomo coraggioso e da bene sono conosciute e semplici, quelle del ribaldo sono occulte e infinitamente varie. Ora, come ognuno sa, le cose ignoto fanno più paura che le conosciute; e facilmente uno si guarda dalle vendette del generosi, dalle quali la stessa viltà e la paura ti salvano; ma nessuna paura e nessuna viltà è bastante a scamparti dalle persecuzioni segrete, dalle insidie, né dai colpi anche palesi che ti vengono dai nemici vili. Generalmente nella vita quotidiana il vero coraggio è temuto pochissimo; anche perché, essendo scompagnato da ogni impostura, è privo di quell'apparato che rende le cose spaventevoli; e spesso non gli e creduto; e i birbanti sono temuti anche come coraggiosi perché, per virtù d'impostura, molte volte sono tenuti tali.
Rari sono i birbanti poveri: perché, lasciando tutto l'altro, se un uomo da bene cade in povertà, nessuno lo soccorre, e molti se ne rallegrano, ma se un ribaldo diventa povero, tutta la città si solleva per aiutarlo. La ragione si può intendere di leggeri: ed è che naturalmente noi siamo tocchi dalle sventure di chi ci è compagno e consorte, perché pare che sieno altrettante minacce a noi stessi; e volentieri, potendo, vi apprestiamo rimedio, perché il trascurarle pare troppo chiaramente un acconsentire dentro noi medesimi che, nell'occasione, il simile sia fatto a noi. Ora i birbanti, che al mondo sono i più di numero, e i più copiosi di facoltà, tengono ciascheduno gli altri birbanti, anche non cogniti a se di veduta, per compagni e consorti loro, e nei bisogni si sentono tenuti a soccorrerli per quella specie di lega, come ho detto, che v'è tra essi. Ai quali anche pare uno scandalo che un uomo conosciuto per birbante sia veduto nella miseria, perché questa dal mondo, che sempre in parole è onoratore della virtù, facilmente in casi tali è chiamata gastigo, cosa che ritorna in obbrobrio, e che può ritornare in danno, di tutti loro. Però in tor via questo scandalo si adoperano tanto efficacemente, che pochi esempi si vedono di ribaldi, salvo se non sono persone del tutto oscure, che caduti in mala fortuna, non racconcino le cose loro in qualche modo comportabile
All'opposto i buoni e i magnanimi, come diversi dalla generalità, sono tenuti dalla medesima quasi creature d'altra specie, e conseguentemente non solo non avuti per consorti né per compagni, ma stimati non partecipi dei diritti sociali, e, come sempre si vede, perseguitati tanto più o meno gravemente, quanto la bassezza d'animo e la malvagità del tempo e del popolo nei quali si abbattono a vivere, sono più o meno insigni; perché come nei corpi degli animali la natura tende sempre a purgarsi di quegli umori e di quei principii che non si confanno con quelli onde propriamente si compongono essi corpi, così nelle aggregazioni di molti uomini la stessa natura porta che chiunque differisce grandemente dall'universale di quelli, massime se tale differenza è anche contrarietà, con ogni sforzo sia cercato distruggere o discacciare. Anche sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perché ordinariamente sono sinceri, e chiamano le cose coi loro nomi. Colpa non perdonata dal genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina. In modo che più volte, mentre chi fa male ottiene ricchezze, onori e potenza, chi lo nomina è strascinato in sui patiboli, essendo gli uomini prontissimi a sofferire o dagli altri o dal cielo qualunque cosa, purché in parole ne sieno salvi.
Giacomo Leopardi
La "questione morale"
Dall'intervista di Eugenio Scalfari ad Enrico Berlinguer
La passione è finita?
Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la DC: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora…
Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.
È quello che io penso.
Per quale motivo?
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c’è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.
Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle.
E secondo lei non corrisponde alla situazione?
Debbo riconoscere, signor Segretario, che in gran parte è un quadro realistico. Ma vorrei chiederle: se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo.
La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel ‘74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell’81 per l’aborto, gli italiani hanno fornito l’immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane.
Veniamo all’altra mia domanda, se permette, signor Segretario: dovreste aver vinto da un pezzo, se le cose stanno come lei descrive.
In un certo senso, al contrario, può apparire persino straordinario che un partito come il nostro, che va così decisamente contro l’andazzo corrente, conservi tanti consensi e persino li accresca. Ma io credo di sapere a che cosa lei pensa: poiché noi dichiariamo di essere un partito “diverso” dagli altri, lei pensa che gli italiani abbiano timore di questa diversità.
Sì, è così, penso proprio a questa vostra conclamata diversità. A volte ne parlate come se foste dei marziani, oppure dei missionari in terra d’infedeli: e la gente diffida. Vuole spiegarmi con chiarezza in che consiste la vostra diversità? C’è da averne paura?
Qualcuno, sì, ha ragione di temerne, e lei capisce subito chi intendo. Per una risposta chiara alla sua domanda, elencherò per punti molto semplici in che consiste il nostro essere diversi, così spero non ci sarà più margine all’equivoco. Dunque: primo, noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l’operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Le sembra che debba incutere tanta paura agli italiani?
Veniamo alla seconda diversità.
Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.
Onorevole Berlinguer, queste cose le dicono tutti.
Già, ma nessuno dei partiti governativi le fa. Noi comunisti abbiamo sessant’anni di storia alle spalle e abbiamo dimostrato di perseguirle e di farle sul serio. In galera con gli operai ci siamo stati noi; sui monti con i partigiani ci siamo stati noi; nelle borgate con i disoccupati ci siamo stati noi; con le donne, con il proletariato emarginato, con i giovani ci siamo stati noi; alla direzione di certi comuni, di certe regioni, amministrate con onestà, ci siamo stati noi.
Non voi soltanto.
È vero, ma noi soprattutto. E passiamo al terzo punto di diversità. Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell’economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l’iniziativa individuale sia insostituibile, che l’impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante. Ma siamo convinti che tutte queste realtà, dentro le forme capitalistiche -e soprattutto, oggi, sotto la cappa di piombo del sistema imperniato sulla DC- non funzionano più, e che quindi si possa e si debba discutere in qual modo superare il capitalismo inteso come meccanismo, come sistema, giacché esso, oggi, sta creando masse crescenti di disoccupati, di emarginati, di sfruttati. Sta qui, al fondo, la causa non solo dell’attuale crisi economica, ma di fenomeni di barbarie, del diffondersi della droga, del rifiuto del lavoro, della sfiducia, della noia, della disperazione. È un delitto avere queste idee?
Non trovo grandi differenze rispetto a quanto può pensare un convinto socialdemocratico europeo. Però a lei sembra un’offesa essere paragonato ad un socialdemocratico.
Bè, una differenza sostanziale esiste. La socialdemocrazia (parlo di quella seria, s’intende) si è sempre molto preoccupata degli operai, dei lavoratori sindacalmente organizzati e poco o nulla degli emarginati, dei sottoproletari, delle donne. Infatti, ora che si sono esauriti gli antichi margini di uno sviluppo capitalistico che consentivano una politica socialdemocratica, ora che i problemi che io prima ricordavo sono scoppiati in tutto l’occidente capitalistico, vi sono segni di crisi anche nella socialdemocrazia tedesca e nel laburismo inglese, proprio perché i partiti socialdemocratici si trovano di fronte a realtà per essi finora ignote o da essi ignorate.
Dunque, siete un partito socialista serio…
…nel senso che vogliamo costruire sul serio il socialismo…
Le dispiace, la preoccupa che il PSI lanci segnali verso strati borghesi della società?
No, non mi preoccupa. Ceti medi, borghesia produttiva sono strati importanti del paese e i loro interessi politici ed economici, quando sono legittimi, devono essere adeguatamente difesi e rappresentati. Anche noi lo facciamo. Se questi gruppi sociali trasferiscono una parte dei loro voti verso i partiti laici e verso il PSI, abbandonando la tradizionale tutela democristiana, non c’è che da esserne soddisfatti: ma a una condizione. La condizione è che, con questi nuovi voti, il PSI e i partiti laici dimostrino di saper fare una politica e di attuare un programma che davvero siano di effettivo e profondo mutamento rispetto al passato e rispetto al presente. Se invece si trattasse di un semplice trasferimento di clientele per consolidare, sotto nuove etichette, i vecchi e attuali rapporti tra partiti e Stato, partiti e governo, partiti e società, con i deleteri modi di governare e di amministrare che ne conseguono, allora non vedo di che cosa dovremmo dirci soddisfatti noi e il paese.
Secondo lei, quel mutamento di metodi e di politica c’è o no?
Francamente, no. Lei forse lo vede? La gente se ne accorge? Vada in giro per la Sicilia, ad esempio: vedrà che in gran parte c’è stato un trasferimento di clientele. Non voglio affermare che sempre e dovunque sia così. Ma affermo che socialisti e socialdemocratici non hanno finora dato alcun segno di voler iniziare quella riforma del rapporto tra partiti e istituzioni -che poi non è altro che un corretto ripristino del dettato costituzionale- senza la quale non può cominciare alcun rinnovamento e sanza la quale la questione morale resterà del tutto insoluta.
Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione italiana. Perché?
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono profare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.
Signor Segretario, in tutto il mondo occidentale si è d’accordo sul fatto che il nemico principale da battere in questo momento sia l’inflazione, e difatti le politiche economiche di tutti i paesi industrializzati puntano a realizzare quell’obiettivo. È anche lei del medesimo parere?
Risponderò nello stesso modo di Mitterand: il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione. I due mali non vanno visti separatamente. L’inflazione è -se vogliamo- l’altro rovescio della medaglia. Bisogna impegnarsi a fondo contro l’una e contro l’altra. Guai a dissociare questa battaglia, guai a pensare, per esempio, che pur di domare l’inflazione si debba pagare il prezzo d’una recessione massiccia e d’una disoccupazione, come già in larga misura sta avvenendo. Ci ritroveremmo tutti in mezzo ad una catastrofe sociale di proporzioni impensabili.
Il PCI, agli inizi del 1977, lanciò la linea dell’ “austerità”. Non mi pare che il suo appello sia stato accolto con favore dalla classe operaia, dai lavoratori, dagli stessi militanti del partito…
Noi sostenemmo che il consumismo individuale esasperato produce non solo dissipazione di ricchezza e storture produttive, ma anche insoddisfazione, smarrimento, infelicità e che, comunque, la situazione economica dei paesi industializzati -di fronte all’aggravamento del divario, al loro interno, tra zone sviluppate e zone arretrate, e di fronte al risveglio e all’avanzata dei popoli dei paesi ex-coloniali e della loro indipendenza- non consentiva più di assicurare uno sviluppo economico e sociale conservando la “civiltà dei consumi”, con tutti i guasti, anche morali, che sono intrinseci ad essa. La diffusione della droga, per esempio, tra i giovani è uno dei segni più gravi di tutto ciò e nessuno se ne dà realmente carico. Ma dicevamo dell’austerità. Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro. Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell’economia, ma che l’insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l’avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani). Questo fu il nostro modo di porre il problema dell’austerità e della contemporanea lotta all’inflazione e alla recessione, cioè alla disoccupazione. Precisammo e sviluppammo queste posizioni al nostro XV Congresso del marzo 1979: non fummo ascoltati.
E il costo del lavoro? Le sembra un tema da dimenticare?
Il costo del lavoro va anch’esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell’aumento della produttività. Voglio dirle però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire.
«La Repubblica», 28 luglio 1981
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