Ragion d'Essere

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domenica 24 ottobre 2010

PLATONE – LA REPUBBLICA – LIBRO OTTAVO




«Ora», ripresi, «ci resterebbe da descrivere la più bella forma di governo e il migliore individuo: la tirannide e iltiranno».«Certamente», disse.«Ebbene, caro amico, qual è il carattere della tirannide? è pressoché evidente che si tratta di un trapasso dallademocrazia».«Sì , è evidente».«Quindi la tirannide nasce dalla democrazia allo stesso modo in cui questa nasce dall’oligarchia?» «In che modo?» «Ilbene che i cittadini si proponevano», spiegai, «e per il quale avevano istituito l’oligarchia era la ricchezza eccessiva: non èvero?» «Sì ».«Ma l’insaziabile brama di ricchezza e la noncuranza d’ogni altro valore a causa dell’affarismo l’hanno portata allarovina».

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«è vero» disse.«E anche la disgregazione della democrazia non è provocata dall’insaziabile brama di ciò che si prefigge come bene?»«E che cosa, secondo te, si prefigge?» «La libertà», risposi. «In una città democratica sentirai dire che questo è il benesupremo e quindi chi è libero per natura dovrebbe abitare soltanto là».«In effetti si ripete spesso questa sentenza», osservò.«Come stavo per chiederti», proseguii, «non sono dunque la brama insaziabile e la noncuranza d’ogni altro valore atrasformare questa forma di governo e a prepararla ad avere bisogno della tirannide?» «In che senso?», domandò.«A mio parere, quando una città democratica, assetata di libertà, viene ad essere retta da cattivi coppieri, si ubriaca dilibertà pura oltre il dovuto e perseguita i suoi governanti, a meno che non siano del tutto remissivi e non concedano moltalibertà, accusandoli di essere scellerati e oligarchici».«Sì », disse, «fanno questo».«E ricopre d’insulti», continuai, «coloro che si mostrano obbedienti alle autorità, trattandoli come uomini di nessunvalore, contenti di essere schiavi, mentre elogia e onora in privato e in pubblico i governanti che sono simili ai sudditi e isudditi che sono simili ai governanti. In una tale città non è inevitabile che la libertà tocchi il suo culmine?» «Come no?»«Inoltre, mio caro», aggiunsi, «l’anarchia penetra anche nelle case private e alla fine sorge persino tra gli animali».«In che senso possiamo dire una cosa simile?», domandò.«Nel senso», risposi, «che ad esempio un padre si abitua a diventare simile al figlio e a temere i propri figli, il figliodiventa simile al padre e pur di essere libero non ha né rispetto né timore dei genitori; un meteco (23) si eguaglia a uncittadino e un cittadino a un meteco, e lo stesso vale per uno straniero».«In effetti accade questo», disse.«E accadono altri piccoli inconvenienti dello stesso tipo: in una tale situazione un maestro ha paura degli allievi e lilusinga, gli allievi dal canto loro fanno poco conto sia dei maestri sia dei pedagoghi; insomma, i giovani si mettono allapari dei più anziani e li contestano a parole e a fatti, mentre i vecchi, abbassandosi al livello dei giovani, si riempiono difacezie e smancerie, imitando i giovani per non sembrare spiacevoli e dispotici».«Precisamente», disse.«In una città come questa», seguitai, «caro amico, il limite estremo della libertà a cui può giungere il volgo vienetoccato quando gli uomini e le donne comprati non sono meno liberi dei loro compratori. E per poco ci dimenticavamo didire quanto sono grandi la parità giuridica e la libertà degli uomini nei confronti delle donne e delle donne nei confrontidegli uomini!».«Dunque», fece lui, «con Eschilo “diremo quel ch’ora ci venne al labbro”?» (24) «è appunto ciò che sto dicendo»,risposi: «nessuno, a meno di non constatarlo di persona, potrebbe convincersi di quanto la condizione degli animalidomestici sia più libera qui che altrove.Le cagne, secondo il proverbio, diventano esattamente come le loro padrone, i cavalli e gli asini, abituati a procederecon grande libertà e fierezza, urtano per la strada chiunque incontrino, se non si scansa, e parimenti ogni altra cosa siriempie di libertà».«Stai raccontando il mio sogno»,(25) disse, «perché anche a me, quando vado in campagna, spesso capita proprioquesto».«Ma non capisci», domandai, «che la somma di tutti questi elementi messi insieme rammollisce l’anima dei cittadini atal punto che, se si prospetta loro un minimo di sudditanza, si indignano e non lo sopportano? Tu sai che finiscono pernon curarsi neppure delle leggi, scritte e non scritte, affinché tra loro non ci sia assolutamente alcun padrone».«E come se lo so!», rispose.«Dunque, amico mio», dissi, «questo mi sembra l’inizio bello e vigoroso da cui nasce la tirannide».«Davvero vigoroso!», esclamò. «Ma che cosa succede dopo?» «Lo stesso malanno», continuai, «che si manifestanell’oligarchia portandola alla rovina, nasce anche nella democrazia, più forte e violento a causa della licenza, e laasservisce. In effetti l’eccesso produce di solito un grande mutamento in senso contrario, nelle stagioni, nelle piante, neglianimali e non ultimo anche nelle forme di governo».«è naturale», disse.«Infatti l’eccessiva libertà non sembra mutarsi in altro che nell’eccessiva schiavitù, tanto per il singolo quanto per lacittà».«Sì , è naturale».«Ed è quindi naturale», ripresi, «che la tirannide si formi solo dalla democrazia, ossia che dall’estrema libertà sisviluppi la schiavitù più grave e più feroce».

1 commento:

  1. La tirannide nasce da una trasformazione della democrazia (562a). La transizione della democrazia in tirannide è dovuta, come nel caso dell'oligarchia, proprio al bene dominante che è perseguito in quel regime. L'oligarchia va in rovina per l'avidità di denaro, e la democrazia a causa dell'eccessiva libertà. La libertà democratica – e qui Socrate sta criticando l'Atene a lui contemporanea – è una libertà senza princìpi e senza autocontrollo: «alla fine non si danno più pensiero né delle leggi scritte né di quelle non scritte, affinché nessuno sia loro padrone in nessun modo» (563d).


    Nella città democratica il gioco politico si svolge fra tre gruppi (564d-565a):

    i parassiti che cercano di arricchirsi con la politica;

    i ricchi;

    il demos, cioè la massa del popolo, composta da persone che lavorano per conto proprio, non si occupano di politica e non hanno grandi proprietà, ma che, quando si radunano, sono il gruppo più numeroso e potente.

    Il primo gruppo ottiene l'appoggio del demos contro i ricchi, per impossessarsi delle loro sostanze; i ricchi, a loro volta, cercando di difenderle, diventano oligarchici, se già non lo erano prima. Il popolo si farà proteggere da qualche prostates, cioè da un capo che riesce a imporsi all'attenzione collettiva. Il prostates è il germoglio da cui si sviluppa il tiranno (565d). 63 Il prostates cercherà di approfittare della sua posizione per arricchirsi a scapito degli altri e per schiacciare i propri avversari. Si farà dei nemici, che cercheranno di ucciderlo: e questo sarà il pretesto col quale chiederà al popolo una guardia del corpo personale (566b). Il prostates non è più un cittadino come gli altri, perché dispone di una forza armata personale: questo è l'atto di origine della tirannide.

    Una volta divenuto tiranno, il prostates cercherà di mostrare un volto affabile verso i concittadini, e susciterà guerre, per legittimarsi come capo e impoverire o sopprimere i suoi nemici interni. Eliminerà i migliori, anche fra i suoi sostenitori, per non avere rivali, e si circonderà di mediocri, che staranno con lui per viltà o per sete di guadagno. Si varrà, inoltre, dei poeti per condizionare l'opinione pubblica. Infatti, i poeti, con le loro belle voci prezzolate, sono strumenti propagandistici essenziali nella tirannidi e nelle democrazie, mentre la loro importanza decresce man mano che si progredisce nella scala delle costituzioni (568b ss). Tanto più, infatti, una costituzione è strutturata secondo una forma, tanto meno è utile la manipolazione delle emozioni operata dai poeti.

    L'esito della democrazia è, per Platone, la violenza della tirannide, perché la democrazia stessa non si fonda su nessuna forma e idea comune, ma privatizza a un tempo la ragione pratica e la ragione teoretica, riconducendola interamente agli arbitrii individuali. In una simile prospettiva, la tesi platonica potrebbe essere resa più comprensibile al lettore contemporaneo in questi termini: la tirannide è l’esito di un processo di privatizzazione radicale che si innesca quando i regimi democratici non sanno o non vogliono mantenere una regola pubblica e comune.
    fonte di questo commento :
    http://www.consulentilavoronapoli.it/?p=1696

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