Ragion d'Essere

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domenica 24 ottobre 2010

Lo spettro del Gabon


Uno spettro si aggira per l’Italia: quello del Gabon. Da giorni e giorni, infatti, i mazzieri del conflitto di interessi, gli adoratori a tariffa del piccolo Cesare, ripetono ovunque sia possibile, il seguente ritornello: ”Avete letto l’ultimo rapporto internazionale sullo stato della giustizia civile? Siamo agli ultimi posti, siamo insieme al Gabon”. E qui già immaginiamo il brivido che avrà percorso le verdi schiene padane, solo nel sentirsi accostate ad un paese dell’Africa nera.
In realtà quel rapporto non ci condanna solo per la lentezza della giustizia civile, ma anche e soprattutto per i livelli di corruzione, per le presenze mafiose, per le minacce ai magistrati, per le continue interferenze della politica sulla autonomia del potere giudiziario,ma di questi particolari non vi è traccia nelle lamentazioni berlusconiane, puntualmente riportate dai giornali di famiglia ed anche dai tg del polo Raiset, salvo pochissime eccezioni.
La cosa più clamorosa, tuttavia, è che da questi dati si faccia discendere la necessità di approvare il dolo Alfano e di mettere sotto controllo il pubblico ministero, e che c’azzecca per fare il verso ad Antonio Di Pietro? Se davvero si vuole affrontare il tema della giustizia civile e la lentezza del processo, allora bisogna mettere mano al portafoglio, stanziare i fondi per le tecnologie e per il personale, rafforzare gli uffici, potenziare le attività di prevenzione e di investigazione, premiare gli onesti e punire i furbi e i ladri.
In realtà il riferimento al Gabon e la citazione del rapporto internazionale fa parte del solito kit di propaganda,serve alla iterazione di una bugia, affinché diventi verità, anzi la verità, tanto è vero che si evoca lo spettro del Gabon, ma si nasconde quello della Russia, oppure del Kenia, del Marocco, della Turchia, per fare qualche esempio. Ci riferiamo, per essere più chiari, ad un altro rapporto internazionale, uscito in questi giorni, e che non ha trovato altrettanta fortuna, soprattutto in tv, quello della organizzazione francese ”Repoter sans Frontier”, che, nel suo rapporto annuale, ha nuovamente assegnato la maglia nera all’Italia in materia di libertà di informazione, mettendoci, appunto, assieme alla Turchia, al Kenia, alla Russia dell’amico Putin.
Per Reporter l’Italia è segnata dal conflitto di interessi, dalla intolleranza, dalle liste di proscrizione alla Rai, dalle annunciate leggi bavaglio, dalle minacce nei confronti dei cronisti con particolare riferimento a quanti operano nelle zone dominate dalle mafie. Eppure di questo rapporto non si parla, l’accostamento alla Turchia, al Kenia, alla Russia non suscita emozioni. In questo caso la destra diventa cosmopolita, inclusiva, non fatica a convivere con rossi, neri, gialli, cristiani, islamici, senza dio. Tutto fa brodo quando è in ballo la cassa del capo. Dalla lettura di questo rapporto non fanno discendere la necessità e l’urgenza di tornare in Europa, di abbandonare la maglia nera della vergogna, di ritirare le leggi e le proposte di legge che tentano di ammanettare le idee e le opinioni sgradite….
Un grazie, infine, a quei sei milioni di cittadine e di cittadini che hanno scelto, per l’ennesima volta, di seguire Anno Zero, di manifestare anche così, anche solo con il telecomando, il loro amore per la libertà di espressione. Il direttore generale Masi ha annunciato la sua intenzione di sospendere Michele Santoro per 10 giorni, adesso potrebbe prendere in considerazione l’idea di sospendere per 10 giorni anche tutti quelli che continuano e a guardare Santoro e tutta la sua squadra. E , così facendo, hanno persino decretato il primato di “ Anno Zero” nella serata in tv, anzi questo avrà indispettito ancora di più Silvio e i suoi vassalli, lesi, a loro dire nell’onore politico e ancor più lesi negli interessi materiali, unico vero dio di riferimento per la combriccola.
Sarà il caso che qualcuno avverta il Gabon di quanto sta avvenendo in Italia, forse saranno loro a chiedere i danni per l’osceno accostamento.
P:S: Il presidente Napolitano, con il consueto garbo istituzionale, ha fatto sapere che lo scudo e forse anche la lancia e le frecce, interessano solo a Berlusconi. Il presidente del Consiglio non ha gradito. A quando un dossier contro Napolitano?

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